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11/12/2024

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Sfida 2025: Come r eagiscono le PMI tra inflazione, AI e sostenibilità

Spalletti (Qonto): resilienza, AI, digital banking e sostenibilità sono le chiavi per il futuro

Qonto, istituto di gestione finanziaria aziendale leader in Europa per PMI e liberi professionisti, ha pubblicato il suo nuovo osservatorio sullo stato delle piccole e medie imprese in Europa nel 2024. Il rapporto, redatto in collaborazione con YouGov, si basa su un sondaggio condotto su oltre 5.000 decisori senior di PMI in Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito (https://qonto.com/sme barometer report q4 2024). "La nostra ricerca", commenta Mariano Spalletti, Managing Director per l'Italia di Qonto, "mostra un panorama aziendale resiliente nonostante le sfide economiche persistenti. Sebbene l'inflazione e la carenza di domanda rimangano sfide rilevanti, i dati evidenziano come le PMI stiano attivamente abbracciando la trasformazione, con un'importante spinta verso l'adozione di strumenti basati sull'intelligenza artificiale e iniziative per la riduzione delle emissioni di carbonio. Inoltre, le soluzioni bancarie digitali stanno raggiungendo lo stesso livello di popolarità e utilizzo delle banche tradizionali. Le aziende si proiettano verso il 2025: il lavoro a distanza è destinato a rimanere grazie ai suoi effetti positivi sul business, l'acquisizione di clienti e lo sviluppo della forza lavoro emergono come priorità principali e gli investimenti in tecnologia restano cruciali per la crescita del tessuto imprenditoriale italiano. Questo tipo di analisi è per noi fondamentale, in quanto ci aiuta a comprendere le esigenze e le sfide delle PMI europee, per aiutarle a prosperare in un ambiente aziendale sempre più complesso e per offrire soluzioni che rispondano al meglio alle loro esigenze in evoluzione".


Resilienza delle PMI Europee di fronte alle difficoltà economiche

Lo studio rivela un quadro di generale robustezza nei mercati europei: il 64% delle aziende ha raggiunto i propri obiettivi per il 2024 e un ulteriore 10% li ha superati. Questo dato è un indice di una forte resilienza del comparto, in un contesto economico non sempre facile. La dimensione aziendale si conferma un fattore determinante: le imprese con fatturato superiore ai 100 milioni di euro hanno una probabilità tre volte maggiore di superare gli obiettivi rispetto a quelle con fatturato inferiore a 100 mila euro (23% contro 7%). Le aziende italiane mostrano risultati incoraggianti, con il 67% in linea con gli obiettivi e il 10% che li supera. Spicca il settore della logistica, con l'86% delle aziende di trasporto e distribuzione che hanno centrato o superato i target. Di contro, il settore immobiliare italiano è quello che registra le maggiori difficoltà a livello europeo, con il 46% delle imprese che non ha raggiunto le aspettative. Si notano, inoltre, significative variazioni regionali: Lombardia e Lazio si distinguono positivamente, con il 72% e il 67% delle imprese che hanno raggiunto gli obiettivi, mentre Toscana e Piemonte mostrano una percentuale maggiore di risultati inferiori alle attese, con solo il 58% delle PMI che ha centrato i propri target.


Inflazione e domanda: le sfide principali

Nonostante un lieve calo dei tassi di inflazione ufficiali, l'inflazione stessa e la debolezza della domanda rimangono le principali preoccupazioni per il 30% delle PMI europee. Queste difficoltà persistenti sono in linea con quanto rilevato da Qonto nel 2023, il che indica come si tratti di problemi strutturali, che non si risolvono semplicemente con la diminuzione dei tassi di inflazione. Tra le altre preoccupazioni figurano l'aumento della concorrenza e le difficoltà di gestione del flusso di cassa, problematiche che riguardano il 20% delle aziende. Per le imprese italiane, la priorità è la carenza di domanda (34%), seguita dai problemi di liquidità e dalla concorrenza (entrambi al 26%). Guardando ai fattori che hanno invece avuto un impatto positivo, si notano differenze regionali: l'efficienza operativa è un elemento trainante in Piemonte, Puglia, Sardegna, Lombardia e Calabria, mentre la Sicilia trae vantaggio da processi di gestione aziendale ottimizzati.

Prospettive 2025: acquisizione clienti, forza lavoro e innovazione

In vista del 2025, l'acquisizione di nuovi clienti è la priorità principale per il 31% delle aziende europee. Per raggiungere questo obiettivo, le imprese puntano sull'innovazione di prodotto (22%), sullo sviluppo di nuove linee di servizio e su campagne di marketing mirate (entrambe al 21%). Sebbene la crescita finanziaria sia il motore principale delle decisioni aziendali, la necessità di disporre di una forza lavoro qualificata emerge come il secondo fattore cruciale per il successo. È interessante notare come le iniziative di sostenibilità e l'espansione in nuovi mercati si collochino più in basso nella scala delle priorità, essendo citate solo dal 13% degli intervistati: ciò suggerisce una maggiore attenzione alle attività di business immediate, rispetto alle tematiche ambientali. Le aziende italiane si distinguono per la maggiore preoccupazione per la qualificazione della forza lavoro (34%), un dato superiore a quello di tutti gli altri mercati e secondo solo all'importanza attribuita all'acquisizione di nuovi clienti. Questa attenzione alla formazione e al mantenimento di team qualificati, parallelamente alla ricerca di crescita, indica un approccio strategico allo sviluppo aziendale che tiene conto sia degli aspetti quantitativi che qualitativi.


Investimenti: la tecnologia al primo posto

Il rapporto evidenzia come i team tecnologici continueranno a essere il principale target degli investimenti delle aziende europee nel 2025: il 28% delle PMI prevede di aumentare la spesa in questo settore. Questa tendenza, in atto già dallo scorso anno, conferma la centralità della tecnologia per la competitività delle imprese. Seguono, a breve distanza, gli investimenti in Marketing e Comunicazione (27%) e in Vendite e Acquisizione Clienti (25%). Anche i team di Prodotto e Assistenza Clienti suscitano un forte interesse, con circa un'azienda su quattro che prevede di incrementare gli investimenti in queste aree. Le aziende italiane mostrano una ripartizione più equilibrata delle priorità di investimento, con Tecnologia, Risorse Umane e Servizio Clienti indicati ciascuno dal 29% dei rispondenti come aree principali di investimento, a dimostrazione di un approccio olistico allo sviluppo aziendale.


Sostenibilità e Diversità, Equità e Inclusione (DEI): un impegno crescente, ma non ancora prioritario

Il 79% delle PMI europee è impegnato in azioni per la riduzione delle emissioni. I dati raccolti da Qonto mostrano un crescente interesse delle aziende europee per le tematiche ambientali: il 49% ha già implementato misure per la riduzione delle emissioni di carbonio e un'ulteriore azienda su tre prevede di farlo in futuro. Tuttavia, solo il 9% delle PMI considera la sostenibilità una priorità assoluta e il 21% non ha ancora definito piani in tal senso. Nonostante la bassa percentuale di aziende che pongono la sostenibilità al vertice delle proprie agende, il dato complessivo del 79% di imprese impegnate nella riduzione delle emissioni è in linea con gli obiettivi del Green Deal della Commissione Europea, che punta alla neutralità carbonica entro il 2050 e a una riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030. Le aziende italiane si distinguono come leader nell'impegno ambientale, con un notevole 87% che ha già implementato o pianificato misure di riduzione delle emissioni. Il 56% delle imprese italiane sta già adottando azioni concrete, mentre solo il 13% non ha intenzione di farlo, la percentuale di resistenza più bassa in Europa. Lo studio di Qonto evidenzia una chiara correlazione tra le dimensioni dell'azienda e l'impegno ambientale. Le imprese con più di 50 dipendenti mostrano una maggiore propensione ad adottare misure di riduzione delle emissioni rispetto alle piccole aziende (43% contro 39%). L'influenza della dimensione aziendale è ancora più marcata se si considera il fatturato: mentre solo l'8% delle aziende con un fatturato inferiore a 1 milione di euro considera prioritarie le iniziative per la riduzione delle emissioni, questa percentuale sale al 15% tra le aziende con un fatturato superiore a 100 milioni di euro. Questi dati vanno letti alla luce dell'imminente entrata in vigore della normativa CSRD della Commissione Europea. A partire dal 2027, le PMI europee con più di 10 dipendenti, un fatturato superiore a 900.000 euro o un patrimonio superiore a 450.000 euro saranno obbligate per legge a rendicontare il proprio impatto ambientale e sociale. A livello regionale, si registrano significative differenze nell'impegno ambientale delle PMI italiane. L'Umbria è in testa, con il 23% delle aziende che dà priorità alla riduzione delle emissioni, mentre regioni a forte vocazione industriale come la Lombardia (8%) e la Toscana (5%) mostrano un impegno inferiore. Lazio, Sicilia e Puglia mantengono un impegno moderato, con il 13% delle aziende che considerano la sostenibilità una priorità. Per quanto riguarda le politiche di Diversità, Equità e Inclusione (DEI), tre quarti delle PMI europee stanno affrontando attivamente almeno una forma di pregiudizio discriminatorio all'interno della propria comunità aziendale. La parità di genere è al primo posto tra le priorità DEI, seguita dalla diversità di età e culturale. È importante sottolineare che un'azienda su quattro non ha ancora avviato iniziative DEI. Tra i mercati europei analizzati, le aziende italiane mostrano i tassi di adozione DEI più bassi, con solo il 66% che dichiara di aver implementato politiche in questo ambito, focalizzandosi principalmente sulla parità di genere (32%).


Tecnologia e AI: un'adozione diffusa, ma con attenzione alla privacy

L'Intelligenza Artificiale (AI) sta guadagnando terreno in tutta Europa, ma la privacy dei dati rimane una preoccupazione. L'analisi di Qonto conferma una diffusa adozione dell'AI, con il 67% delle PMI europee che utilizza già strumenti basati su questa tecnologia. Le caratteristiche aziendali influenzano in modo significativo i tassi di adozione: le aziende più grandi mostrano una maggiore implementazione, mentre le aziende con meno di 5 anni di attività sono all'avanguardia nell'adozione, con il 75% contro il 61% delle aziende con più di 35 anni di storia. I settori dei servizi finanziari e IT/TLC sono i più attivi nell'adozione dell'AI. Nonostante la crescente diffusione dell'AI, la privacy dei dati rimane la principale preoccupazione, citata da un'azienda su tre. Il settore medico-sanitario mostra particolare sensibilità al tema della privacy, con il 38% delle aziende che segnala difficoltà nel conciliare l'implementazione dell'AI con la protezione dei dati, la percentuale più alta tra tutti i settori analizzati. Le aziende francesi, spagnole e italiane seguono la media europea per quanto riguarda l'adozione dell'AI, con le aziende più grandi che mostrano una maggiore propensione all'utilizzo di questa tecnologia.


Digital Banking: la svolta online

Il digital banking sta superando quello tradizionale in termini di adozione: i risultati dello studio evidenziano un cambiamento nelle preferenze delle aziende per i servizi bancari, con le soluzioni online (31%) che ora eguagliano le banche tradizionali (29%) in termini di utilizzo. Un'azienda su tre adotta un approccio ibrido, utilizzando sia i servizi tradizionali che quelli digitali. L'età dell'azienda è un fattore determinante: il 38% delle aziende con meno di 5 anni utilizza esclusivamente soluzioni online, rispetto al 24% delle aziende fondate più di 35 anni fa. Il settore dei servizi finanziari è in prima linea nell'adozione del digital banking, con quasi la metà delle aziende che utilizza solo soluzioni online.

Elezioni e riforma del mercato energetico: impatti moderati


Secondo il barometro di Qonto, metà delle PMI italiane non ha registrato impatti significativi sul proprio business a seguito delle recenti elezioni regionali (fino a settembre 2024). I risultati positivi superano quelli negativi, in particolare tra le aziende più grandi. Le risposte variano notevolmente a seconda del settore: i settori Trasporti/Distribuzione e Servizi Finanziari mostrano il maggiore ottimismo (28% e 20% rispettivamente), mentre i settori Medico/Sanitario e Ospitalità/Tempo Libero sono quelli che hanno incontrato maggiori difficoltà, con il 20% delle aziende che segnala effetti negativi. Per quanto riguarda la liberalizzazione del mercato energetico in Italia, le PMI italiane si mostrano equamente divise sull'impatto di questa riforma, indipendentemente dalle dimensioni aziendali. Mentre i settori Legale, IT/Telco e Media/Marketing mostrano fiducia, con il 70% delle aziende che non esprime preoccupazioni, i settori a diretto contatto con il pubblico, come Ospitalità/Tempo Libero, Retail e Servizi Finanziari, manifestano maggiori timori, con il 64% delle aziende che teme impatti operativi.



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