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04/12/2024

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AI, energia e ferrovie: l'Italia ora deve accelerare

Bricchi (Brian and Partners): Intelligenza Artificiale potente ma ignorante, serve visione chiara e agire con urgenza

Quando si parla di innovazione ci si rende facilmente conto che è un tema delicato, sia perché poco comprensibile dalla maggior parte delle persone, sia perché è difficile avere un quadro completo delle varie situazioni e settori. Abbiamo incontrato Andrea Bricchi, CEO di Brian and Partners, e abbiamo provato a interrogarlo intorno ai temi cardine della sua azienda: energia e ferrovie, prima di tutto, ma con passaggi anche sullo spaccato economico italiano.


Recentemente sui social ha detto che l'intelligenza artificiale è tanto potente quanto ignorante. Cosa intende?


L'AI è formidabile, ma è ignorante. Da un lato ha capacità straordinarie, dall'altro manca delle basi minime lessicali e grammaticali. Mette virgole a caso, maiuscole ovunque. È ignorante. E del resto rispecchia la società e, probabilmente, l'ignoranza dei suoi stessi sviluppatori. All'università avevo amici che parlavano di integrali tripli, ma che non conoscevano l'uso dell'apostrofo.





Pensa che l'AI stia danneggiando la cultura?


Non è l'AI, è il prezzo del benessere. Viviamo in un'epoca in cui lo studio e l'eccellenza sono considerati difetti. Si celebra la facilità, si evita la fatica del sapere. Alimentiamo una cultura piatta, omogenea, dove tutti sono rassicurati dall'idea che nessuno debba fare di più. I giovani sono molto meno competitivi, perché si inculca loro l'idea che vivere in una eterna comfort zone sia eticamente migliore. Ma questo, che da un lato mitiga invidie e agitazioni, dall'altro lato rende inerti i migliori talenti, che non sono supportati da un caparbio desiderio di elevazione. Il comunismo ideale. E l'AI è stata infilata entro queste barriere. Non danno più nemmeno i voti a scuola?



Su X (ex Twitter) ha citato una frase attribuita a Cortázar: la virgola mancante, quindi l'AI la mette a caso?


È così. Una virgola può cambiare radicalmente il significato di una frase. Decidere dove metterla è un atto di interpretazione, di empatia, di immaginazione. L'AI metterebbe la virgola a caso, seguendo un calcolo tecnico, ma senza comprendere il senso profondo del testo. È quello che rischiamo di fare con la tecnologia: perdere il significato.




Lo vede anche nel suo lavoro?


Lo vedo in tutto, in parte anche tra i professionisti. Io parlo tante lingue, oggi vale meno, perché tanto c'è l'AI? Ma vale ancora, però!
Io so scrivere. Oggi danno in pasto messaggi vocali a ChatGPT e poi mandano a tutti questi testi illeggibili. Per fortuna io sono ancora in nicchie dove serve competenza specifica: più è generico più l'effetto è dirompente.


Parliamo di queste nicchie, allora. Per esempio il settore ferroviario: quali sono i punti più stimolanti?


Per me senz'altro l'FRMCS (Future Railway Mobile Communication System, ndr), che rappresenta un salto tecnologico notevolissimo per le ferrovie. Promette di superare il GSM-R, offrendo una rete più flessibile e interconnessa. La ferrovia è un settore in cui il fattore umano resta importantissimo, per fortuna. E ci sono competenze che stanno a volte, in senso buono, un po' rallentando queste trasformazioni, perché se ciò che c'è funziona bene, chi l'ha costruito difficilmente vorrà cambiarlo. In Italia siamo mediamente molto avanti, sul tema FRMCS, però, c'è da lavorare con urgenza.





Secondo lei, qual è la visione corretta?


Non c'è una visione corretta. C'è un orientamento inevitabile, che è quello che stanno già seguendo altri Paesi, come Francia e Austria, ad esempio. L'FRMCS deve essere uno strumento per migliorare la comunicazione e l'efficienza, senza marginalizzare l'uomo. Può abilitare sistemi più sicuri e sostenibili, ma va implementato con una visione chiara: non sostituire l'esperienza umana, ma potenziarla. È come mettere quella virgola: serve cura e consapevolezza.


Passiamo all'energia: come vede il futuro delle comunità energetiche?


Sono una rivoluzione, ma fino ad oggi abbiamo scherzato. Le comunità energetiche spostano il focus dalla centralizzazione alla condivisione, trasformando i consumatori in prosumer: produttori e consumatori allo stesso tempo. È un modello sostenibile e democratico, che responsabilizza le persone e crea reti locali più resilienti. Ma non basta la tecnologia: bisogna fare!
E quando si tratta di fare... spariscono tutti. Noi ci siamo e stiamo muovendoci sul serio. Adesso vedrò la Dottoressa Silvia Chiassai Martini, Presidente della Fondazione CER Italia, al GSE, del Dottor Arrigoni. Loro, tanto per essere concreti, stanno realmente facendo. E infatti, rispetto a tanti altri che parlano e poi spariscono, hanno capito cose che nessuno aveva ancora immaginato. È con gente come loro che l'Italia cresce.




E cosa pensa del nucleare di nuova generazione?


È un'opzione interessante e necessaria, con reattori più sicuri, meno scorie e maggiore scalabilità. Tecnologie come i reattori a sali fusi o gli SMR promettono di superare molti limiti del nucleare tradizionale. Tuttavia, non è una soluzione universale. Va integrato in una strategia che includa rinnovabili ed efficienza energetica. E soprattutto, bisogna affrontare il dibattito in modo trasparente, superando diffidenze storiche e pregiudizi. La politica spesso fa danni.


Infine, l'idrogeno: ma rappresenta davvero il futuro?


L'idrogeno green è fondamentale per decarbonizzare settori difficili come trasporto pesante, acciaio e chimica. Non è la soluzione per tutto, ma è una parte chiave del sistema. Per scommetterci dobbiamo investire in rinnovabili, sviluppare infrastrutture e integrare l'idrogeno in una filiera completa. È il filo conduttore tra innovazione tecnologica e sostenibilità. Ma anche qui: finché si parla e non si mettono gli innovatori in condizioni di rendere economicamente interessanti le soluzioni tecnologiche, è difficile fare qualcosa di realmente importante. Adesso va data una spinta.




In conclusione?


L'idrogeno green, così come l'FRMCS o le comunità energetiche, tanto per riassumere, non sono solo tecnologie. Sono occasioni per costruire un sistema in cui umanità e innovazione possano lavorare insieme. Ma come in ogni innovazione, serve una visione chiara e la volontà di mettere quella virgola nel posto giusto. E bisogna lavorare, non parlare. Perché se non "ci si fan su le maniche", come diceva il Dottor Grattieri, si combina poco!


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