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04/12/2024

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David Rowan: l'intelligenza artificiale nell'Economia ha un impatto sui modelli di business

Evidentemente l'AI è una potente leva per business creativi e genera nuovi modelli di ricavo

Durante l'ultimo World Business Forum abbiamo avuto l'occasione di intervistare David Rowan, esperto di tecnologia e business a livello globale, nonché autore del libro Non Bullshit Innovation: 17 Proven Ways to Transform How You Work, un best seller a livello mondiale. 



Lei è considerato tra i massimi esperti di tecnologia e di modelli di business. Molti dibattono sull'innovazione, ma spesso sembra un concetto astruso. Come la definirebbe concretamente?


Ha ragione, c'è molta confusione sul termine "innovazione". Spesso emergono figure quasi sacerdotali, i "responsabili dell'innovazione", che dovrebbero, con una bacchetta magica, trasformare ogni cosa. L'innovazione è, pragmaticamente, l'uso creativo di una tecnologia emergente per creare un business model proiettato al futuro. Le tecnologie mutano costantemente: un lustro fa si discuteva di digitalizzazione, un decennio addietro di mobile, oggi di AI. È cruciale l'approccio creativo nell'uso di questa tecnologia per generare entrate future.





In merito all'intelligenza artificiale, quali settori e modelli aziendali ne saranno maggiormente influenzati?


L'AI sta già impattando significativamente i business model delle aziende creative. Lo storytelling, la creazione di video, possono essere ottimizzati da algoritmi di AI. L'AI influenzerà qualunque ruolo che prevede l'elaborazione di informazioni, includendo professioni di alto livello come l'analisi legale, il lavoro dei commercialisti sui dati aziendali oppure l'interpretazione delle scansioni mediche da parte dei radiologi. Comunque, l'AI offre grandi opportunità: incrementare la produttività, comprendere meglio le necessità dei clienti in tempo reale e sviluppare nuove tipologie di prodotti. È possibile sviluppare nuovi farmaci o materiali a zero emissioni grazie alla AI. E questo ci porta al terzo elemento della mia definizione: l'innovazione deve generare ricavi.



Non si tratta di esperimenti scientifici, ma di un processo finalizzato alla creazione di valore economico. Occorre adattarsi al cambiamento repentino, a cicli sempre più brevi. Il modello aziendale vincente l'anno passato, il mese passato, la settimana passata, potrebbe non essere più efficace domani. Io stesso lavoravo nell'ambito editoriale, guidando una rivista cartacea di successo, ma il mercato è evoluto. Il coinvolgimento dei lettori, la pubblicità, tutto ha subito mutamenti. Resta fondamentale raccontare storie, ma magari lo si fa di persona al World Business Forum oppure tramite canali digitali come questo. È indispensabile adattarsi senza apprensione, comprendendo che la disruption tecnologica non colpisce soltanto noi, ma il mercato nel suo insieme. La domanda da porsi è: possediamo l'audacia e la creatività per costruire un flusso di entrate futuro?



Un altro aspetto determinante è il time to market, il tempo necessario per lanciare un prodotto sul mercato. Lei ha evidenziato come l'innovazione può accelerare tale processo. Qual è il suo punto di vista?


Bisogna abituarsi che, ora che tutti sono connessi e hanno accesso a strumenti tecnologici convenienti o gratuiti, i tempi di adozione si accorciano. I cicli di disruption sono sempre più rapidi. Quando ChatGPT è stato presentato, ha impiegato appena cinque giorni per raggiungere il milione di utenti. Facebook e Twitter hanno impiegato un anno circa per il medesimo traguardo.

Occorre imparare a convivere con l'incertezza, sapendo che ciò che funzionava sette giorni fa potrebbe non essere più efficace la settimana seguente. I nostri team devono considerare qualsiasi cosa facciano come una versione beta, da perfezionare in base ai feedback degli utenti in real-time.
Se trascuriamo questi feedback, sia dai clienti sia dai team interni, corriamo il rischio di rimanere indietro.
Non siamo preparati a questo ritmo, ma come leader, come individui che spronano i propri team, parte del nostro compito sarà impedire l'adagiarsi sui metodi di lavoro passati. Perchè, mentre i nostri team lavorano, da qualche parte nel mondo, forse un sedicenne in una camera da letto a Bangkok sta provando di sottrarci il business, o una quarantenne divorziata in Brasile riesce a operare più efficentemente rispetto ad alcuni dei nostri dipendenti perché ha accesso a questi strumenti.


Come possiamo rimanere focalizzati sulla missione, lo scopo del nostro business, ma contestualmente essere disponibili ad adeguare il processo di delivery, a disimparare e reimparare incessantamente?


Non è semplice per noi esseri umani adattarci a ciò, comunque credo che dovremmo farci l'abitudine.



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