Buoni manager cercansi - recensione libro "Alla ricerca del buon management"
Alfonso Fuggetta ci guida nel mondo che deve portare performance e al tempo stesso trasformazione
Partiamo dall'assunto secondo cui il "buon management" ha molto in comune con la capacità di fare innovazione. Non solo quindi visione e competenze ma, non da meno, sporcarsi le mani. È questo il tema che tratta nel suo ultimo scritto dal titolo "Alla ricerca del buon management" edito da Egea, Alfonso Fuggetta, Ad e Direttore scientifico del centro di innovazione digitale Cefriel e professore di Informatica al Politecnico di Milano.
Sentiamo e leggiamo spesso della carenza di profili. Un problema che pare colpisca soprattutto i manager. Così, nel suo nuovo libro, Fuggetta rilegge concetti e principi delle discipline scientifiche e ICT in chiave manageriale, in un'inedita combinazione di punti di vista
Perché la gestione di un'azienda è un "gioco infinito"? Cosa c'entrano derivate e integrali con la quotidianità lavorativa di molti di noi? Come si costruisce davvero un'azienda data-driven? Ma soprattutto, come deve organizzarsi e strutturarsi un'impresa per poter competere oggi? Cosa deve sapere chi ha la responsabilità di guidare un'organizzazione, qualunque sia la sua natura e dimensione?
A tutti questi quesiti il testo offre risposte, grazie al particolare percorso dell'autore proponendo così una guida in cui al fianco del sapere tradizionale e delle imprescindibili soft-skills si fanno largo competenze sempre più tecniche.
Di cui i professionisti del futuro (e del presente) non potranno più fare a meno.
Secondo Fuggetta, il "buon management" ha ormai molto in comune con la capacità di fare innovazione tecnologica. Nel libro, quindi, rilegge concetti e principi delle discipline scientifiche e ICT in chiave manageriale, in una sorta di osmosi e combinazione di punti di vista solo in apparenza lontani. Da questa impostazione nascono le 52 brevi riflessioni proposte nel testo, che coprono un anno intero di "cura" di buon management e possono essere "assunte" settimanalmente, come fossero pillole, utili a chi vuole crescere come professionista e a chi intende trasformare le aziende in realtà mature e robuste, in grado non solo di sopravvivere nel mercato attuale ma di distinguersi e rinnovarsi continuamente per migliorare.
Attenzione, precisa l'Autore, per percorrere il viaggio con successo, le prestazioni tecnico-economiche non saranno mai sufficienti da sole. "È sempre più è necessario", sostiene l'autore, "che le organizzazioni nel loro complesso - e i manager e azionisti nello specifico - siano consapevoli delle responsabilità che hanno verso tutti i soggetti coinvolti nella vita dell'impresa (gli stakeholder) e la società in generale.
L'azienda deve essere economicamente e finanziariamente solida, gestita in modo oculato, nel rispetto di tutti i soggetti interessati. Ma non può limitarsi a essere efficiente e redditizia: deve avere un senso, un significato, una ragione d'essere che vedano il ritorno economico come un mezzo necessario, ma non solo come l'unico fine". Nel saggio, Fuggetta cerca di trovare il punto di equilibrio della costante oscillazione tra poli opposti che contraddistingue la contemporaneità. Un percorso di trasformazione perenne, da affrontare giorno dopo giorno mentre si è impegnati a generare risultati ("perform" e "transform") e si è chiamati a un apprendimento continuo, sia che si tratti di nuove competenze che di migliori approcci verso le sfide quotidiane. Tempi complessi, che le aziende - e chi le guida - devono affrontare con un'attitudine nuova, fondata sull'attenzione al benessere e alla crescita delle persone, l'agilità dei processi e delle attività aziendali, la capacità di operare in modo proattivo e ragionato e non reattivo e immaturo. È in quest'ottica che il contributo proveniente dall'unione tra la mentalità creativa alla base dell'innovazione e il pragmatismo delle discipline manageriali può offrire nuove e preziose prospettive.
"Mi piace ricordare un'espressione", conclude l'Autore, "che unisce simbolicamente conoscenze scientifiche e discipline manageriali. La capacità di innovare di un'organizzazione è valutabile moltiplicando la creatività per l'abilità di esecuzione. Usiamo la «moltiplicazione» piuttosto che una «somma» perché se la creatività o l'abilità di esecuzione valgono zero, allora la capacità di innovare è zero. Con una formulazione matematica, questa espressione comunica una profonda verità di management: non bastano le buone idee o le buone intenzioni e nemmeno strategie creative, ingegnose e fortemente innovative. Esse devono basarsi su competenze e capacità manageriali e organizzative (execution) che sappiano tradurre quelle buone idee e intenzioni in realtà, in impatto, in un reale sviluppo economico, culturale e sociale".
Federico Unnia
Aures Strategie e politiche di comunicazione