La lista dei desideri sulla Cop28 per l'anno nuovo
Goddin (Artemis): stiamo già sovrautilizzando le risorse del nostro pianeta in misura pari a circa 1,75 volte l'anno
La COP28 si è conclusa il mese scorso, dopo aver dato occasione al mondo intero di confrontarsi per elaborare soluzioni concrete e realistiche per la crisi climatica. In tale spirito, cercherò di essere ottimista!
Una delle cose che avrei voluto era un impegno a sostenere la biodiversità, che è fondamentale per realizzare gli obiettivi dell'Accordo di Parigi.
Sebbene le stime varino, gli impatti ambientali dei sistemi alimentari e agricoli sono considerati elevati, oltre che di ampia portata, dato che non sono limitati al pur rilevante contributo che danno ai cambiamenti climatici.
Le perdite di biodiversità sono enormi. Mentre la popolazione globale continua a crescere e gli standard di vita migliorano, l'agricoltura intensiva sta procurando effetti sempre più dannosi per il mondo.
Stiamo già sovrautilizzando le risorse del nostro pianeta in misura pari a circa 1,75 volte l'anno. L'Earth Overshoot Day, il giorno dell'anno in cui consumiamo più risorse di quanto la Terra sia in grado di rigenerarle per quell'anno, era il 29 dicembre nel 1970. Nel 2000 era il 23 settembre.
Quest'anno è stato il 2 agosto. Se tutti mangiassimo come gli americani, avremmo bisogno di 5,1 pianeti Terra. In ogni modo, c'è poco da stare allegri anche per quanto riguarda il Regno Unito, visto che setutti gli abitanti del pianeta mangiassero come noi avremmo comunque bisogno di 2,6 pianeti Terra.
Sono cifre che danno da pensare e che dovrebbero far riflettere tutti noi. L'attenzione all'utilizzo dei combustibili fossili e al loro impatto sul cambiamento climatico spesso distoglie l'attenzione da tutte le altre conseguenze negative dell'azione dell'uomo sul pianeta.
So che sembra scontato, ma ignorare ciò che è scontato è fin troppo semplice, anche per gli esperti, oltre che pericoloso. Quando si parla di terreni agricoli si pensa che questi ultimi siano dati in natura perché si trovano in campagna ma non è così. Infatti, è raro che i terreni agricoli siano dati in natura. Attualmente viviamo in un contesto in cui incombono sia una crisi climatica sia una crisi di biodiversità e le due non sono separate ma sono le facce di una stessa medaglia.
L'uso del suolo è di gran lunga la principale causa della perdita di biodiversità.
Secondo l'Indice del Pianeta Vivente 2022, fra il 1970 e il 2018 la fauna selvatica si è ridotta del 69%. Circa un milione di specie vegetali e animali è a rischio di estinzione. Niente sfugge agli impatti negativi delle nostre azioni, né il mare, né la terra, né l'aria. Tutti gli habitat che rivestono un'importanza fondamentale per la nostra esistenza - acque dolci, mari, foreste, praterie e paludi - subiscono effetti negativi.
Un esempio è dato dalle barriere coralline. Ne abbiamo perso circa la metà e si prevede che, con l'aumento delle temperature in misura superiore a 1,5°C, le perdite raggiungeranno il 70-90% del totale. La temperatura è già aumentata di 1,2°C dall'inizio della rivoluzione industriale. I coralli offrono ecosistemi diversificati e ospitano una maggiore varietà di specie rispetto a qualsiasi altro ambiente marino, oltre ad aiutare i livelli di pescosità e a fungere da difese naturali contro mareggiate, tempeste e inondazioni.
Le foreste costituiscono forse il tema di discussione più interessante, preoccupante e deprimente della biodiversità. Sono di fondamentale importanza per la stabilizzazione del clima grazie alla loro capacità di regolare la Terra in quanto cuore e polmoni di quest'ultima.
La loro presenza influisce sulle precipitazioni e sull'intensità delle ondate di calore e inoltre immagazzinano carbonio. Quest'ultimo aspetto, in particolare, è degno di nota poiché le foreste conservano più carbonio di quanto ne produrrebbe tutta la massa estraibile di petrolio, gas e carbone, assorbendo 7,6 gigatonnellate all'anno, pari a circa il 20% delle emissioni globali. Nonostante tutto, noi abbattiamo ogni anno foreste sufficienti a coprire la superficie del Portogallo.
Le conseguenze sono devastanti, in quanto il carbonio aumenta, meno carbonio è assorbito, le temperature salgono e piove di meno. I prodotti agricoli che crescono grazie all'effetto delle piogge costituiscono il 60% di tutti i prodotti alimentari prodotti a livello globale. Perciò, più foreste si abbattono maggiori sono i rischi per la sicurezza alimentare. Questo senza contare l'effetto della deforestazione sul clima.
Si stima che il pianeta fornisca "servizi ecosistemici" all'umanità di valore pari a USD 125 mila miliardi ogni anno, una cifra pari a 1,5 volte il PIL globale. Le mangrovie del mondo, per esempio, proteggono la vita di 15 milioni di persone dai pericoli di inondazione, offrendo un servizio che vale più di USD 65 miliardi all'anno.
I desideri per il 2024 della Cop28
Prima dell'inizio della COP28, ho stilato questa lista dei desideri:
- Una presa d'atto che il clima e la biodiversità sono strettamente collegati e consapevolezza delle conseguenze economiche della perdita di biodiversità.
- Un impegno a riesaminare le sovvenzioni alimentari. Ho scritto in passato sul costo dei Big Mac - perché la carne goda di agevolazioni in tal senso e la lattuga no è per me un grande mistero!
- Un impegno globale a piantare più alberi di quanti ne abbattiamo. Una soluzione semplice, economica e, soprattutto, determinante.
La presa d'atto c'è stata e col tempo scopriremo ciò che sarà fatto. Quello che sappiamo è che la faccenda non può semplicemente essere lasciata ai politici. Il mio sogno è che un bel giorno gli esseri umani si sveglino e si rendano conto che gli effetti dell'impatto negativi cominciano a toccare il loro orticello di casa. A rischio di rovinare il Natale di quelli che si apprestano a celebrarlo con un bel tacchino, la cosa più semplice che possiamo fare è consumare meno carne, consentendo così il ritorno di terreni agricoli allo stato di natura.
Ciò significherebbe utilizzare meno fertilizzanti e acqua e favorire una maggiore diversità della flora e della fauna selvatica.