L'intelligenza artificiale generativa è inarrestabile - Punto e a capo -@gigibeltrame
Facciamo il punti di quello che sta succedendo, a partire dal ban di ChatGPT
Negli ultimi mesi abbiamo visto progetti di intelligenza artificiale generativa, a partire da ChatGPT a Bing Chat a Google bard, ma anche Midjourney, Dall-E e tanti altri, in un susseguirsi di annunci dei quali tengo traccia nella mia newsletter "#Techy".
Poi è arrivato il Garante della Privacy e dei dati personali e ha posto una serie di domande a OpenAI a riguardo di ChatGPT e l'azienda ha deciso di chiudere il servizio per gli indirizzi internet italiani.

Da lì sono nate una serie di discussioni su come "l'Italia chiusa all'innovazione" e via di seguito che non portano a nulla.
L'utente un po' sveglio, userà ChatGPT senza problemi ricorrendo a una VPN, cosa del tutto lecita, oppure magari usando direttamente un browser che ce l'ha direttamente come Opera.
Quindi, il blocco c'è ma è fittizio.
Il tema del training di questi algoritmi, la generazione di risposte errate non sono questioni semplici, mentre l'età degli utenti sì, ma sappiamo che anche questa è un'opzione facilmente evitabile.
Ma non sono problemi che appartengono solo all'intelligenza artificiale: un motore di ricerca in fondo fa lo stesso lavoro, rielabora delle risposte in base a quanto è andato a raccogliere sul web!
Il problema vero è la trasparenza di questi algoritmi, capire da dove hanno attinto e come farlo.
Un'impresa titanica e probabilmente impossibile, con buona pace della Siae, degli editori, dei creator come potrei essere io.
La domanda da porsi è: l'Italia può permettersi di venire tagliata fuori dall'AI generativa?
Di fatto non è così: sia che si usino attualmente (chiudo l'articolo il 4 aprile 2023) le API di OpenAI o quelle di Azure, dall'Italia è possibile avere risposte esattamente come ChatGPT, quindi non stiamo perdendo nessun treno a livello di aziende e startup.