I costi degli errori e dei pregiudizi nella selezione del personale
Laura Pino (Hunters Group): un corretto iter di selezione garantisce un ritorno sull'investimento iniziale. Al contrario una selezione errata continuerà a generare perdite.
Sostituire un dipendente può costare fino al 50% della sua retribuzione annua lorda
Siamo sicuri che le numerose aziende che dichiarano di non trovare personale stiano cercando nel modo corretto e stiano sfruttando tutti i canali a disposizione? Siamo sicuri che adempiere a tutti gli obblighi di legge in fatto di quote rosa o categorie protette sia sinonimo di inclusività? E ancora, siamo certi di riuscire a individuare le corrette e reali competenze di ogni candidato? Purtroppo, nella maggior parte dei casi, la risposta a questi quesiti è quasi sempre no perché ci sono una serie di bias e pregiudizi che è veramente complicato (se non impossibile) eliminare quando si cerca il talento nelle figure professionali.

La D&I non è ancora attualità nella gran parte dei percorsi di selezione odierni, sia nelle piccole che nelle medio-grandi aziende, ed è spesso legata ad azioni di marketing e branding più che alla ricerca del Valore nelle persone.
"Nessuno - precisa Laura Pino, Key Account Manager di JHunters, brand di Hunters Group, società di ricerca e selezione di personale qualificato - può dichiararsi immune a quei pregiudizi che potremmo definire inconsci: ci sentiamo più vicini, ad esempio, a coloro che hanno frequentato la nostra stessa università, vivono vicino a noi o hanno il nostro stesso hobby.
È una cosa che potremmo considerare normale, ma che in realtà in fase di selezione può portare a commettere gravi errori di valutazione.
Per questo motivo, Hunters Group ha elaborato, per la prima volta in Italia, un processo di recruiting che permetta di valutare un candidato focalizzando l'attenzione prettamente su aspetti legati al ruolo e al contesto aziendale, escludendo a priori eventuali bias che possano influenzare l'intero iter.