Transizione energetica: l'effetto incrociato tra innovazione, costi e regolamentazione
Xavier Chollet (Pictet AM): la transizione energetica ha in sé i concetti di crescita e trasformazione, in un contesto in cui governi, aziende e singoli individui diventano gli artefici del mondo che verrà
Quando si parla di transizione energetica va sottolineato come la politica non sia tutto.
Non più, per lo meno.
Nonostante l'importante ruolo svolto fino a dieci anni fa dai regolatori, che si sono fatti promotori della transizione energetica, la prima leva che muove oggi la transizione è l'aspetto economico, sotto la voce della competitività dei costi.

Significativi miglioramenti si sono, infatti, avuti a livello di economie di scala e nell'efficientamento eolico e solare, che hanno reso queste tecnologie più convenienti di alcune fonti fossili come carbone e gas.
In molte regioni, per esempio, è più conveniente costruire un nuovo parco eolico/solare piuttosto che continuare a far funzionare un impianto termoelettrico esistente.
Secondo McKinsey, alle condizioni odierne, si potrebbe raggiungere un obiettivo pari al 50-60% di decarbonizzazione del sistema elettrico senza costi aggiuntivi o con costi minimi per la società e senza che siano necessari sussidi o incentivi governativi aggiuntivi.
Si tratterebbe solo di adottare un comportamento economico puramente razionale.
La regolamentazione continua, comunque a giocare un ruolo attivo di primaria importanza: vista la maggiore accessibilità economica e il peggioramento della crisi climatica globale, c'è stato un enorme slancio da parte dei governi nel sostenere nuovi investimenti in transizione.