Fatto di alti e di bassi, come qualsiasi business.
Ma nel 2018, con la co-founder Stefania, quando abbiamo fondato l'azienda non ci potevamo immaginare un mercato così interessante. Dopo 4 anni abbiamo più di 200 clienti attivi, con una struttura snella, ma molto specializzata e che ottimizza gli investimenti e la risposta alle richiesta.
Qual è il modello di business?
Andiamo alla ricerca del talento, di persone giovani, capaci e motivate. Esclusi noi founder, l'età media è under 27, persone cresciute nella nostra "cantera", per usare un gergo calcistico, perché li formiamo al nostro interno, sulle nostre esigenze specifiche.
Cerchiamo sempre quel valore aggiunto, quello che la somma di 1 più 1 fa 3, perché c'è molto di più della somma, ci sono altri valori.
Possiamo sperimentare e sbagliare, ma con l'obiettivo di crescere.
I lead ci arrivano da internet, investiamo molto nel marketing digitale, poi lavoriamo molto sullo schema delle società innovative, quindi andiamo alla ricerca dei dati delle aziende che chiedono credito.
Abbiamo accesso a tutte le banche dati, dividiamo i clienti per cluster, non solo per fatturato, e iniziamo a presentare le informazioni raccolte alle banche d'affari, ai fondi, a banche strutturate e a banche private, nonché al risparmio gestito che si vuole avvicinare al mondo della piccola e media impresa innovativa.
Non siamo né divisi per settore, perché occupandoci delle fonti finanziarie in fondo sono sempre quelle e non importa il settore, né siamo legati a un segmento di fatturato piuttosto che un altro. Noi seguiamo il segmento delle fast growing companies, le aziende che corrono veloci.
Quindi non le startup, ma le scaleup, oltre alla PMI.
Ci interessa la velocità con cui crescono queste aziende, perché in quella fase hanno bisogno di tanta finanza e fanno fatica ad attingerla dai canali tradizionali poiché c'è bisogno di stabilità finanziaria.
Le startup quindi non rientrano in questo caso, perché sono in una fase troppo embrionale, ma un'azienda che ha un suo mercato e che magari punta a crescere attraverso l'internazionalizzazione diventa interessante perché il fatturato può crescere anche di 30/40 volte. Queste hanno bisogno di canali finanziari importanti, linee davvero solide e il nostro metodo permette di andare a raccogliere investimenti. Inizia una fase di discussione, i contatti arrivano sostanzialmente dai social, cerchiamo informazioni ma è la discussione il momento cruciale.
I dati, principalmente quelli forniti da Cerved o altre, ci danno una fotografia dell'azienda, ma anche che tipo di agevolazioni pubbliche sono già state erogate e via di seguito.
Inizia la discussione, ma noi sappiamo già tantissimo su quell'impresa, sul leader e sul potenziale.
Conosciamo quindi le opportunità finanziarie più importanti disponibili sul mercato in quel momento e questo ci permette di entrare in sintonia con l'azienda se le opportunità da cogliere sono rilevanti.
Finanziare le aziende, assumendovi il rischio.
Blue Ocean Finance lavora al cento per cento con una success fee, quindi se si ottengono gli investimenti sono tutti felici, l'imprenditore "non tira fuori i soldi", se questi arrivano è fantastico e possiamo pagarvi.
Sempre per usare un gergo sportivo, la partita ce la giochiamo noi.
Dobbiamo essere bravi a selezionare i clienti e i prodotti sui quali poi investiamo del tempo, ma tendenzialmente riusciamo a fare centro, forniamo gli strumenti alle aziende per finanziarsi e quindi raggiungono dei risultati e quindi è win-win.
Ci arrivano circa tra 40 e 50 nuovi clienti al giorno, di questi sono interessanti il 5%, quindi parliamo di due nuovi potenziali clienti al giorno.
Qui entra in gioco il nostro team, le nostre competenze, la capacità di scegliere e indirizzare gli investimenti.
Ovviamente la marginalità dipende poi dai tempi.
In questa fase, arrivando da un periodo con tanti incentivi/bonus e tassi bassi e si potevano sfruttare delle opportunità, passiamo in una fase in cui cresce l'inflazione, aumentano i tassi, ma si presentano ottime opportunità.
Queste derivano dal fatto che c'è tanta liquidità, ci sono strumenti come i PIR che attirano l'interesse di investitori e delle banche e le startup innovative sono diventate molto interessanti e seguite in maniera diretta.
Proprio le startup innovative rappresentano più o meno il 90% del nostro pacchetto clienti, anzi, PMI innovative.
Decreto crescita, il PNRR e altri strumenti rappresentano una grande opportunità per reperire fondi, addirittura con una buona percentuale a fondo perduto tramite enti erogatori quali Invitalia e così via.
Diciamo che equity, debito, bandi e tax credit, anche se dipende molto dal regolatore, permettono di investire molto nella crescita delle imprese che meritano di crescere.
Il regolatore è l'aspetto critico, per esempio con il superbonus abbiamo visto un'andatura a onde spesso in controtendenza, ma se si chiude una porta se ne aprono altre, certe volte dei portoni.
La nostra struttura giovane e flessibile permette di adattarsi rapidamente alle tendenze del mercato.
Il PNRR è un'opportunità, ma ci sarà un assestamento del mercato?
La situazione delle piccole e medie imprese nei prossimi cinque anni vede un trend positivo, ci sono le agevolazioni dello Stato e la voglia di investire in progetti nuovi, che spesso non riuscirebbero a partire senza queste agevolazioni.
Ci sarà poi una fase di scaleup, ossia di crescita di queste azienda, puntato sull'internazionalizzazione.
quindi rende le aziende più competitive.
In questo contesto, crescendo attireranno inevitabilmente l'attenzione della finanza strutturata. Se prima c'erano solo emissioni obbligazionarie, adesso ci sono sempre più strumenti alternativi e questo permette di avvicinare il mondo della finanza strutturata al mondo delle piccole e medie imprese.
Queste cresceranno, ma se sono intelligenti si aggregano per crescere ancora più rapidamente e quindi giungere alla massa critica.
Prima magari ci volevano vent'anni, adesso ce ne vogliano cinque! Tutto ciò significa che arrivano founder sempre più giovani, con una visione un po' più di lungo termine e inevitabilmente la finanza strutturata, che ha bisogno di investire economia reale perché si accede agli incentivi e crea occupazione, è attenta ai temi ESG e porta modernità.
Sono opportunità per tutti, perché non si tratta di investire in aziende quotate in Borsa, conosciute, ma sono a disposizione di tutti.
Investire nell'economia reale permette di cercare aziende che crescono, con margini enormi, ma anche con rischi. Il nostro lavoro è selezionare al meglio le imprese, dividendo quelle zombie da quelle valide.
La qualità delle aziende è la discriminante, non la disponibilità di incentivi.
Il ruolo della tecnologia?
E' importante lato reperimento dei dati e organizzazione, ma è chiaro che deve essere uno strumento.
Oggi lo è, lato marketing nel generare la domanda, e lato sales per selezionare le imprese.
Ma il nostro è un lavoro di consulenza, attualmente non investiamo direttamente nelle aziende, non abbiamo usato soldi "nostri", ma cominciamo avere un tesoretto e cominceremo a investire in aziende dove di fatto facciamo un'attività di advisory.
Dobbiamo crescere sulla parte tecnologica per avere strumenti ancora migliori.
Credo che nei prossimi anni investiremo nella struttura informatica interna, per avere tools sempre più efficaci.
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