Che si apra il walzer sulla sostenibilità Â
In "Verde, anzi verdissimo", Rossella Sobrero spiega come difendersi dal greenwashing nell'era della comunicazione (troppo) sostenibile
Esiste in comunicazione termine più abusato di sostenibilità ? A questa domanda offre risposte concrete Rossella Sobrero, Presidente di Ferpi, Federazione Relazioni Pubbliche Italiana nel suo ultimo scritto "Verde, anzi verdissimo - Comunicare la sostenibilità evitando il rischio di greenwashing", edito da Egea.
L'Autrice riflette su come difendersi dai rischi del greenwashing nell'era della comunicazione (troppo) sostenibile, analizzando lo scenario attuale e condividendo strumenti e buone pratiche utili a imprese, giornalisti e comunicatori che vogliano raccontare l'impegno sociale e ambientale evitando che le parole vengano svuotate di significato.

Secondo la Treccani, per greenwashing si intende una "strategia di comunicazione o di marketing perseguita da aziende, istituzioni, enti che presentano come ecosostenibili le proprie attività , cercando di occultarne l'impatto ambientale negativo".
Un fattore da non sottovalutare.
Parliamo, per esempio, di sostenibilità .
In un momento in cui aziende e istituzioni sembrano non parlare d'altro, il rischio è che questa parola perda il suo significato reale, divenendo un banale luogo comune, porto di imprese anche spregiudicate e non responsabili.
Per impedire che tutto ciò accada, è fondamentale porre la massima attenzione ai contenuti e alle modalità con cui si rende noto il proprio impegno sociale e ambientale.
Dal packaging alle campagne sui media, dai messaggi in rete ai bilanci sociali: molti strumenti di comunicazione possono contenere immagini e parole non corrette, come green claim eccessivamente enfatici o immagini che evocano valori non rispondenti alla realtà .
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