Tra paure di stagflazione e segnali di miglioramento
Pasquale Diana (AcomeA SGR): i mercati sono preoccupati dalla combinazione di economie deboli, inflazione alta e tassi in salita, ma non dobbiamo ignorare dei primi timidi segnali di miglioramento
Sentiamo sempre più parlare di stagflazione, ovvero di una combinazione di recessione o crescita zero (stagnazione) e alta inflazione.
Questa combinazione spesso coincide con forti rialzi dei prezzi del petrolio, come negli anni 70.
Per diversi motivi, la stagflazione oggi appare meno probabile che negli anni 70: le aspettative di inflazione sono più stabili, le nostre economie usano meno energia che in passato, e la salita del greggio è stata meno severa che negli anni 70.

Lo ha spiegato molto bene la BIS in un recente articolo.
Tuttavia, più che la stagflazione in sé, quello che preoccupa davvero il mercato è la direzione di marcia: siamo davvero in una congiuntura in cui l'inflazione continua a sorprendere al rialzo mentre la crescita delude le attese?
Guardando l'evoluzione del consenso particolarmente su crescita in Cina e Europa, questi timori sono comprensibili.
Soltanto qualche settimana fa, il mercato si aspettava una crescita del 6% in Cina e del 4% in Europa nel secondo trimestre.
Adesso, queste stime sono intorno all'1%.
E per quanto riguarda l'inflazione, i prezzi sono cresciuti a un tasso vicino al 10% annualizzato negli ultimi 3 mesi sia in Eurozona che in USA.
A fronte di queste dinamiche, la priorità delle banche centrali che hanno tassi d'interesse ancora prossimi allo zero è contenere l'inflazione, anche indebolendo la domanda se necessario.
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