La filiera produttiva italiana mostra due diverse facce: non esiste lo storico divario nord-sud in quanto il deficit tecnologico, la mancanza di un vero e proprio modus operandi digitale implementato a livello di impresa, è presente in tutta Italia.
Inoltre, secondo l'ISTAT la digitalizzazione aumenta la creatività e fa risparmiare.
Essa infatti gioca un ruolo fondamentale nella riduzione di processi meccanici per i lavoratori, lasciando maggiore spazio alla creatività in ambito professionale, a vantaggio dei giovani.
L'"Indagine sulla Digitalizzazione e sui Risparmi Reinvestiti nelle Imprese" di Sap Concur evidenzia che nel 2020 il 30% delle imprese intervistate ha dichiarato un risparmio importante derivante dalla digitalizzazione e che nell'83% dei casi oggetto dello studio questi risparmi sono stati reinvestiti nello sviluppo dell'azienda.
3 - Supportare le imprese familiari
AIDAF stima che in Italia ci sono circa 784.000 imprese familiari, più dell'85% del numero totale di imprese, che costituiscono il 70% dell'occupazione e si concentrano nei settori Manifatturiero (circa il 43%), Commercio (28%) e Finanziari e Immobiliari (12%).
In termini di impatto delle imprese familiari, il contesto italiano è in linea con quello delle principali economie europee: Francia (80%), Germania (90%), Spagna (83%) e Regno Unito (80%).
Il fattore che ci distingue da questi Paesi è il minor ricorso a manager esterni: il 66% delle imprese familiari italiane è interamente gestito dalle famiglie, mentre questo vale solo per il 26% delle imprese familiari francesi e solo per il 10% nel Regno Unito.
Da un punto di vista geografico, i dati rispecchiano pienamente le caratteristiche tipiche dell'economia italiana a "due motori", con il 74% delle medie e grandi imprese familiari si trova nella parte settentrionale del paese, il 16% nel centro e il 10% nel sud e nelle isole.
La ricerca sostiene quindi che è quanto mai necessario supportare la crescita, lo sviluppo e l'innovazione delle imprese familiari, che sono storicamente il fulcro dell'economia italiana e hanno sempre resistito con coraggio i momenti di crisi.
4 - Seguire il PNRR per la ripartenza economica
Durante il periodo più grave di crisi causato dalla pandemia molte aziende hanno dovuto modificare le proprie modalità di lavoro e di business per adattarsi ai nuovi contesti sociali.
L'Unione Europea ha stanziato delle risorse per supportare questi cambiamenti grazie a programmi come Next Generation EU (NGEU), un pacchetto da 750 miliardi di euro, costituito per circa la metà da sovvenzioni e mirato alla modernizzazione delle imprese.
A livello nazionale, l'Italia ha proposto il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che insieme e al Fondo Sviluppo e Coesione arriverà ai 248 miliardi di euro a disposizione entro il 2036.
A tali risorse, si aggiungono 13 miliardi resi disponibili dal programma REACT-EU da spendere tra il 2021 e il 2023.
Il PNRR si sviluppa intorno a tre assi strategici condivisi a livello europeo: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale e ha sei missioni: Digitalizzazione, Innovazione, Competitività , Cultura; Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica; Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile; Istruzione e Ricerca; Inclusione e Coesione; Salute.
Il Piano intende riparare i danni economici e sociali dovuti alla crisi pandemica, contribuire a risolvere le debolezze strutturali dell'economia italiana, e accompagnare il Paese su un percorso di transizione ecologica e ambientale.
Con questi obiettivi si vogliono ridurre i divari, accompagnando gli imprenditori nell'adattarsi alle nuove necessità del mercato per uscire vincenti nel periodo post-pandemia e per allinearsi con il resto dell'Europa.
"Data la centralità delle imprese familiari in Italia, sorprende notare che il loro ruolo nella ripresa economica resiliente non sia adeguatamente valorizzato dal PNRR", afferma Serada.
"Sfruttare il loro potenziale attraverso l'integrazione delle loro caratteristiche distintive all'interno del Piano sarebbe vantaggioso per la ripartenza, non solo economica, del Paese".
La ricerca conclude che nonostante la mancanza endemica di materia prime in Italia abbia generato nel tempo un solido sistema di competitività e innovazione creativa fortemente legato a imprese locali a conduzione familiare, le sfide che ora si pongono sono di più enorme portata, e richiedono imprenditorialità capaci di far fronte in tempi rapidi ai continui cambi di paradigma con una nuova e solida proposta.
Non è più sufficiente investire sugli aspetti storicamente premiati del mercato e tessuto produttivo italiano.
Si devono considerare gli impatti sull'economia reale attraverso un approccio sistemico (non solo ambientale ed economico, ma anche e soprattutto sociale) e in linea con il Piano Next Generation UE e il PNRR.
Economia circolare, digitalizzazione e PMI, in particolare le imprese a gestione familiare, sono i fattori chiave da includere da protagonisti nei piani di sviluppo da attuare nel futuro più prossimo.
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