HR: virtuale è più complesso del reale?
Il libro di Martone e Ramponi si propone di sondare le condizioni di efficacia e di efficienza nella gestione dei gruppi di lavoro virtuali
Sono numerosi i paradossi che l'emergenza covid, e la lunga esperienza del lockdown che ne è conseguita, lasciano in eredità agli studiosi delle scienze umane, tra i quali in primis quelli di HR.
Il lavoro è cambiato, questo è noto.
Ma come tutto questo ha influito nella gestione dei gruppi di lavoro?
Il quesito è stimolante e complesso, e cercano di dare una serie di risposte Andrea Martone e Massimo Ramponi nel loro ultimo scritto "Virtual team.

Nuove sfide manageriali fra libertà e regole", edito da FrancoAngeli per la collana AIDP.
L'assunto di partenza è semplice.
Il lockdown ha allontanato le persone, ponendo loro il problema di relazionarsi non solo con il proprio capo ma anche con gli altri colleghi.
La distanza, apparentemente mitigata dalle riunioni online, non è un elemento positivo.
Mette a nudo molte insicurezza e peculiarità caratteriali che paradossalmente la fisicità del lavoro ante covid ben dissimulava.
Eco dunque prendere forma una nuova entità aziendale, un "corpo cloud" verrebbe da definirlo, cui vengono assegnati compiti e responsabilità né più né meno di quanto avveniva (e forse tornerà ) in epoca ante covid.
Uno degli strumenti cruciali dello smartworking divengono i Virtual team, un modello di interazione tra persone distanti che interagiscono per realizzare un obiettivo comune.
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