Mergers and Acquisitions: nonostante la Brexit crescono gli investimenti in UK. Male l'Italia
Naaguesh Appadu (Business School): il nostro Paese perde 23 posizioni in cinque anni a causa dei fattori normativi e politici.
Ai primi posti USA e Singapore
Il Regno Unito continua ad essere una proposta di investimento attraente nonostante l'uscita dall'Unione Europea, secondo l'ultimo Mergers and Acquisitions Attractiveness Index Score (MAAIS), compilato dal Mergers & Acquisitions Research Centre della Business School (ex-Cass) di Londra.
Dal 2009, il Mergers and Acquisitions Attractiveness Index Score (MAAIS) valuta, ogni anno, i Paesi di tutto il mondo, sulla loro capacità ad attrarre e mantenere l'attività di fusione e acquisizione (M&A) domestica e in entrata, classificata in base a sei criteri.

I punteggi finali di ogni paese si basano principalmente sui punteggi dell'indice, ma anche sul volume effettivo di attività registrato nel corso dell'anno.
Gli ultimi dati, che riguardano il 2020, rivelano che il Regno Unito è salito di due posti nella classifica globale annuale, stabilendosi al quinto posto nel mondo, e al terzo in Europa, dietro Germania e Paesi Bassi.
Secondo i dati raccolti, questo è in gran parte dovuto ai suoi asset nelle infrastrutture e nei beni, così come nelle competenze tecnologiche di cui può vantarsi.
Altri punti-chiave dell'ultimo rapporto riguardano:
- Gli Stati Uniti e Singapore hanno mantenuto i loro rispettivi primi e secondi posti in classifica con una continua e forte performance di infrastrutture e beni.
- L'Arabia Saudita sale di 20 posti ed entra nella top 30 mondiale grazie al miglioramento della sua performance socio-economica.
- L'Islanda sale di 13 posti stabilendosi al 32° posto, in gran parte grazie al punteggio ottenuto nell'indice economico, sociale e di governance aziendale (ESG).
- Il Brasile scende di 12 posti a livello globale, non aiutato dalle sue scarse prestazioni normative e politiche durante l'ultimo anno.
- In un periodo di cinque anni, l'Italia è scesa di ben 23 posti ritrovandosi di fatto fuori dalla top 30 mondiale.
- La Cina è scivolata in basso di 20 posti mentre i criteri sui fattori normativi ed ESG continuano a influenzare il suo andamento.
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