La cultura digitale e il green pass - Punto e a capo - @gigibeltrame
Il racconto della tecnologia rischia troppo spesso di essere un'esperienza spiazzante
Parlare di temi legati alle tecnologia in maniera rigorosa, ma non troppo tecnica è una di quelle attività che qualcuno definisce banali.
Da anni svolgo il ruolo di divulgatore dei temi legati al digitale e all'informatica in genera e la cosa interessante è che mai come in questo periodo c'è voglia di comprendere meglio il ruolo della tecnologia applicata.
Vale per le persone, vale per le imprese e vale per le istituzioni.
Quando si raccontano questi argomenti si corre sempre un po' il rischio di semplificare troppo o di rendere incomprensibile il tutto.

Non è che nei due libri della serie Digilosofia pubblicati, piuttosto che nelle puntate del Late Tech Show, tutto fili liscio e tutto sia chiaro e cristallino, perché le sfaccettature del digitale e dell'innovazione sono infinite.
La mia maniera è quella di parlare di cultura digitale, di trasferire i concetti in maniera di avere una parcellizzazione degli argomenti e quindi riuscire a trasmettere pillole di contenuti che possano ispirare aziende e persone.
Non si ha la pretesa di conoscere tutto, anche perché sarebbe impossibile, ma di utilizzare un grado di astrazione che possa agevolare la comprensione di micro tematiche complessissime.
Se pensiamo a cose semplice, come usare una video conferenza, l'interfaccia grafica semplifica una complessità tecnica impressionante, di connessione tra computer, server, gestione dei pacchetti internet, gestione delle periferiche, compressione dei dati, verifica degli stessi e così via, visto che si potrebbe andare avanti per tante righe.
Semplificare i concetti è la chiave, ma anche la fruibilità della tecnologia.
Se pensiamo al green pass, utile per "andare in vacanza", e anche su questo tema ci sarebbe da discutere, la confusione regna sovrana, e non è una questione di tecnologia.
Può bastare il foglio stampato al momento dell'iniezione della dose del vaccino, piuttosto che la cartella sanitaria, oppure l'App Immuni, oppure, l'App IO, serve lo SPID o un lettore di smart card per la tessera sanitaria, viene inviato un SMS e una password da utilizzare su un sito e poi il codice fiscale o il numero della tessera sanitaria.