Lavoro: la flessibilità è la chiave per non perdere i talenti
Mario Derba (Citrix): quando la pandemia sarà finita ci sarà l'opportunità evolvere e sviluppare una nuova generazione di lavoratori capaci di coinvolgersi con le rispettive aziende più a lungo, potendo scegliere di lavorare da dove vogliono
Il remote working non è un fenomeno legato esclusivamente all'emergenza sanitaria ma è destinato a durare ben oltre.
Secondo una ricerca di Citrix, l'82% degli intervistati pensa infatti che sarà decisamente più diffuso dopo la fine della pandemia e lo studio mostra che i modelli di lavoro flessibile e da remoto sono essenziali per attrarre e trattenere i talenti.

Il 55% del campione pensa infatti che le aziende rischieranno di perdersi i migliori se non sapranno offrire modelli di lavoro flessibile e il 45% che dice che, se dovesse cambiare lavoro, accetterebbe solo ruoli che offrissero la possibilità di un lavoro flessibile o da remoto.
Oltre la metà del campione (53%) si spinge oltre e afferma che vorrebbe che le politiche di lavoro da remoto fossero regolate dal Governo.
Il lavoro da remoto durante la pandemia ha migliorato il lavoro e la vita privata
A sorpresa, solo il 21% degli intervistati dice che la pandemia ha avuto un effetto negativo sulla sua carriera, mentre il 28% pensa di aver riscontrato effetti positivi in termini di gestione del tempo, flessibilità e performance in generale.
Inoltre, il 41% crede che la vita personale ne abbia beneficiato perché, non dovendo viaggiare per andare e tornare dal lavoro, è stato possibile passare più tempo in famiglia, dedicarsi a un hobby o semplicemente dormire di più. Come risultato, il 52% vedrebbe con favore per dopo la pandemia un modello di lavoro ibrido, che preveda sia la presenza in ufficio sia la possibilità di lavorare da remoto, con solo il 14% che si dice favorevole a tornare a lavorare in ufficio tutti i giorni.
La cultura aziendale deve fare di più per supportare il benessere dei dipendenti.
Nonostante i benefici sperimentati da molte persone grazie al lavoro da remoto, il 36% degli intervistati ha affermato che il suo benessere mentale è peggiorato negli ultimi 12 mesi.
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