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24/02/2021

idee

Cina: addio all'eccessiva dipendenza dal commercio globale

Il governo si concentrerà sull'aumento della domanda interna e sugli investimenti nella sua industria tecnologica per guidare la crescita

A Pechino è iniziato il nuovo anno, sotto il segno del Bufalo, sinonimo di forza e prosperità. E a guardare alla situazione economica del Paese il futuro sembra roseo. Nel suo ultimo bollettino, il Fondo Monetario Internazionale prevede che la crescita economica cinese sarà dell'8,1% nel 2021 e del 5,6% circa nel 2022. Questo dato è superiore alle aspettative dell'intera produzione mondiale, che dovrebbe attestarsi al 5,5% nel 2021 e al 4,2% nel 2022, mentre le aspettative per gli USA sono del 5,1% e del 2,5% rispettivamente.
Prospettive quindi decisamente positive, che però portano con sé una questione che da tempo si discute a livello internazionale: il Paese potrebbe essere in grado di disaccoppiare le proprie supply chain dai suoi principali partner commerciali senza danneggiare la sua economia? In pratica: da "fabbrica del mondo" vocata all'export, potrà evolversi in un Paese in grado di non dipendere completamente dai propri clienti internazionali?
Almeno per alcuni settori, c'è chi è favorevole a questa ipotesi. Per esempio, NN Investment Partners (NN IP) ritiene che l'attuale "disaccoppiamento tecnologico" con gli Stati Uniti continuerà sotto il presidente Biden.

Inoltre, la Cina ha dichiarato nel suo ultimo 14° piano quinquennale che intende concentrarsi meno sul commercio internazionale. Invece, il governo si concentrerà sull'aumento della domanda interna e sugli investimenti nella sua industria tecnologica per guidare la crescita.
E molti osservatori fanno notare che la Cina continuerà anche la cooperazione economica con l'Unione europea, con la quale ha firmato il Comprehensive Agreement on Investment (CAI) a dicembre, mentre le catene di approvvigionamento regionali saranno rafforzate con il resto dell'Asia attraverso il Regional Comprehensive Economic Partnership che è stato firmato nel novembre 2020. Ma sappiamo come questi accordi con la UE possano esser soggetti a frenate o accelerazioni in base alle elezioni politiche in alcuni Paesi, e quest'anno ci saranno quelle fondamentali in Olanda e Germania (tra le altre), da cui potrebbero uscire esecutivi con orientamenti diversi dagli attuali.
In una sua analisi, NN IP nota che due sviluppi saranno importanti per la crescita futura della Cina. In primo luogo, la continuazione dell'iniziativa Belt and Road che mira a collegare l'Asia con l'Africa e l'Europa per il commercio e l'integrazione e, ancora più importante, l'impegno a raggiungere la neutralità di carbonio entro il 2060, che aprirà immense opportunità legate alle nuove tecnologie verdi in cui la Cina è leader.


Secondo Marcin Adamczyk, Head of Emerging Market Debt, NN IP (nella foto): "la Cina è stata in grado di riprendersi rapidamente perché ha controllato velocemente la pandemia, il che le ha permesso di colmare il vuoto causato dalle strozzature della produzione nei Paesi in cui erano ancora in vigore le restrizioni di COVID-19. Ha ottenuto una crescita delle esportazioni eccezionalmente forte, che comprendeva articoli legati al coronavirus come le maschere facciali. La spettacolare performance delle esportazioni fornisce un comodo ponte dalla protezione della crescita nell'ambiente di crisi globale e nel futuro processo di riequilibrio strategico.
La crescita economica della Cina dovrebbe superare nettamente quella degli Stati Uniti e invece di essere uno stato petrolifero, la Repubblica Popolare potrebbe diventare un 'elettro-stato', con le imprese cinesi che oggi producono più del 70% dei moduli solari del mondo, il 69% delle batterie agli ioni di litio e il 45% delle turbine eoliche. Controllano anche gran parte della raffinazione dei minerali essenziali per l'energia pulita, come il cobalto e il litio. L'opportunità per la Cina di disaccoppiare in modo positivo è davvero possibile
", conclude Adamczyk.



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