Cina: addio all'eccessiva dipendenza dal commercio globale
Il governo si concentrerà sull'aumento della domanda interna e sugli investimenti nella sua industria tecnologica per guidare la crescita
A Pechino è iniziato il nuovo anno, sotto il segno del Bufalo, sinonimo di forza e prosperità.
E a guardare alla situazione economica del Paese il futuro sembra roseo.
Nel suo ultimo bollettino, il Fondo Monetario Internazionale prevede che la crescita economica cinese sarà dell'8,1% nel 2021 e del 5,6% circa nel 2022.
Questo dato è superiore alle aspettative dell'intera produzione mondiale, che dovrebbe attestarsi al 5,5% nel 2021 e al 4,2% nel 2022, mentre le aspettative per gli USA sono del 5,1% e del 2,5% rispettivamente.

Prospettive quindi decisamente positive, che però portano con sé una questione che da tempo si discute a livello internazionale: il Paese potrebbe essere in grado di disaccoppiare le proprie supply chain dai suoi principali partner commerciali senza danneggiare la sua economia? In pratica: da "fabbrica del mondo" vocata all'export, potrà evolversi in un Paese in grado di non dipendere completamente dai propri clienti internazionali?
Almeno per alcuni settori, c'è chi è favorevole a questa ipotesi.
Per esempio, NN Investment Partners (NN IP) ritiene che l'attuale "disaccoppiamento tecnologico" con gli Stati Uniti continuerà sotto il presidente Biden.
Inoltre, la Cina ha dichiarato nel suo ultimo 14° piano quinquennale che intende concentrarsi meno sul commercio internazionale.
Invece, il governo si concentrerà sull'aumento della domanda interna e sugli investimenti nella sua industria tecnologica per guidare la crescita.
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