Sarà eterogenea la ripresa globale post pandemia
Ernesto De Martinis (Coface): anche se la Cina e altri Paesi asiatici vanno bene, non tutte le principali economie avanzate torneranno ai livelli di PIL pre-crisi nel 2021
Ormai è passato un anno dallo scoppio della pandemia a livello globale e la recessione che ha provocato è ormai ben evidente in tutte le rilevazioni degli istituti internazionali, dall'FMI all'OCSE, dalla Commissione Europea fino ad ogni banca centrale. A guardare i dati, solo la Cina (e un pugno di piccoli Stati come il Vietnam) si è salvata, e con le sue performance - unitamente ad altre economie asiatiche - sta rafforzando la crescita globale. Secondo la Commissione UE, l'Italia è in fondo alla classifica (-8,8%) e peggio di noi ci sono solo Spagna (-11%), Grecia (-10%) e Malta (-9%).

Tutti gli osservatori sono concordi che le principali economie avanzate non ritorneranno ai livelli di PIL pre-crisi nel 2021, e probabilmente neanche nel 2022.
Ai problemi delle economie va poi aggiunto il fattore sociale: l'aumento delle disparità , insieme al diffuso malcontento per la gestione della pandemia da parte dei governi in molti Paesi, può incoraggiare una maggiore frequenza di proteste e violenze potenziali quest'anno. La disoccupazione si aggiunge all'emergenza sanitaria che sembra non finire.
A distanza di un anno dall'inizio della pandemia di COVID-19, e dalla recessione globale più forte dalla fine della seconda guerra mondiale, Coface stima che la crescita mondiale potrebbe attestarsi a +4,3% in media nel 2021, mentre il commercio globale dovrebbe aumentare del 6,7% in volume (dopo -5,2% nel 2020).
Queste previsioni presuppongono che le principali economie avanzate siano in grado di vaccinare almeno il 60% della popolazione entro l'estate. Ma i ritardi sulle consegne e alcuni dubbi sollevati sulla reale efficacia di alcuni vaccini rendono il percorso più complicato. Infatti, la conseguente immunità di gregge potrebbe segnare la fine dei cicli "a singhiozzo", cioè periodi alterni di confinamento dannosi per l'attività economica.

Il calo dei fallimenti d'impresa nel 2020 in tutte le regioni del mondo (-12% a livello globale, -22% nell'eurozona, -19% in Asia-Pacifico e -3% in Nord America), può essere attribuito ai piani di supporto da parte dei governi, la cui prosecuzione permetterà a molte imprese di sopravvivere quest'anno.
Da questo punto di vista vedremo come si comporterà il governo Draghi, alle prese con il blocco dei licenziamenti che scade a fine marzo, con la moratoria sui mutui e 30 milioni di cartelle esattoriali in arrivo, senza contare interi settori ancora completamente bloccati dai vari lockdown, come il turismo e la ristorazione.
Inoltre, malgrado l'impatto dei diversi piani di sostegno dei governi, Coface prevede che lo shock registrato nel 2020 porterà a un aumento delle insolvenze nel 2022, in particolare in Spagna (16% rispetto al 2019), Francia (13%), Italia (9%) e Germania (6%).
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