07/01/2021

idee

NPE: gli effetti della pandemia si faranno sentire dai prossimi mesi

 

Il 77% dei crediti deteriorati presenti sul mercato a fine giugno 2020 è imputabile alle Società non Finanziarie. Solo l'8% è riconducibile ai consumatori

Negli ultimi anni il tema degli NPE (Non Performing Exposure) è stato, anche a seguito della crisi del 2008, un tema strategico per il settore bancario e, con estrema probabilità, continuerà a esserlo anche nei prossimi anni in funzione degli impatti causati dalla pandemia di COVID-19.
Con l'obiettivo fornire una visione complessiva e costantemente aggiornata del mercato rispetto al rischio di credito e alla dinamica delle procedure giudiziali, CRIBIS Credit Management ha presentato la prima edizione dell'Osservatorio NPE.

NPE: gli effetti della pandemia si faranno sentire dai prossimi mesi

La prima area di approfondimento dall'Osservatorio, fondamentale per comprendere la dinamica in atto, è rappresentata dalla fase di origination degli NPE, caratterizzata dal rischio di credito. Nello specifico, l'analisi dei tassi di default nel periodo compreso tra giugno 2016 e giugno 2020 mostra un andamento decrescente, in misura contenuta per le persone fisiche, più marcato per le persone giuridiche e ancora più pronunciato per le società di capitali. In particolare, nell'ultima rilevazione le persone giuridiche presentano un tasso di default compreso tra 2,5% e 3,5%, mentre per le persone fisiche questo è inferiore al 2%, seppur in crescita sotto la pressione dello shock economico causato dalla pandemia.
Considerando l'andamento degli stock di mercato degli NPE tra dicembre 2015 e giugno 2020, si evidenzia un trend decrescente delle posizioni deteriorate, che passa da circa 300 miliardi di euro a poco più di 110 miliardi di euro, con una riduzione più consistente tra il 2017 e il 2018.

NPE: gli effetti della pandemia si faranno sentire dai prossimi mesi

La contrazione più significativa è rilevabile nello stock di sofferenze, più che dimezzato rispetto alla rilevazione iniziale del 2015 (principalmente per effetto delle importanti operazioni di cessione di consistenti lotti di crediti inesigibili che hanno caratterizzato il periodo), a fronte di un calo molto più contenuto negli stock di Scaduti Deteriorati e Inadempienze Probabili.
Un'analisi dedicata ai trend di mercato evidenzia la rilevante cessione di crediti da parte del sistema bancario verso gli investitori, pari a circa il 60% dello stock iniziale (210 miliardi di euro su 341 miliardi di euro).
Tre quarti dei crediti deteriorati è imputabile alle Società non Finanziarie
La suddivisione in base alla tipologia di soggetti non finanziari mostra che il 77% dei crediti deteriorati presenti sul mercato a giugno 2020 è imputabile alle Società non Finanziarie (cioè società di capitali, società di persone e società semplici o di fatto con più di 5 addetti), con uno stock in netta contrazione rispetto a dicembre 2015, dovuto principalmente alla riduzione delle sofferenze.

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Alle Famiglie produttrici (che comprendono imprese individuali e società semplici) è invece imputabile l'8% dello stock di crediti deteriorati rilevato a giugno 2020, mentre alle Famiglie consumatrici è riferibile il rimanente 15% dello stock. Per quest'ultima categoria è più rilevante la quota di Scaduto/Deteriorato, che rappresenta circa l'11% del totale delle posizioni deteriorate rilevate a giugno 2020.
Entrando nel dettaglio, lo stock di sofferenze per le Società non finanziarie a giugno risultava pari a 45,7 miliardi di euro contro gli 8 miliardi di euro delle Famiglie Consumatrici e i 5,8 miliardi di euro delle Famiglie Produttrici.
Nel complesso, l'Osservatorio NPE evidenzia una quota di recuperato da parte del sistema bancario pari al 24% dello stock iniziale, a fronte di nuovi crediti deteriorati pari al 25%. Il recuperato da parte degli Investor è, invece, circa pari a circa il 30% dei crediti acquisiti.



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