Il Professor Amin Rajan di CREATE-Research, che ha guidato il progetto, ha detto: "valutare il danno sul piano macroeconomico del COVID-19 è come guardare attraverso un caleidoscopio: ad ogni giro del quadrante appaiono immagini diverse. Comunque una cosa è certa: più a lungo durerà la pandemia, maggiore sarà il danno economico per i piani pensionistici".
Investire si riduce adesso ad un unico imperativo: contrastare la fragilitÃ
L'asset allocation avrà due ulteriori pilastri: liquidità e resilienza. In quest'epoca di accresciuta incertezza e volatilità , gli investimenti devono avere un orizzonte di lungo periodo, come sottolineato da tre quarti (76%) dei nostri intervistati. Il 75% degli intervistati si rivolgerà ai mercati privati per conseguire una resilienza su misura, mentre tra le azioni globali quelle delle aziende con cash flow elevati che vengono reinvestiti in azienda (cd. compounder) saranno in cima alle scelte di asset allocation per il 76% degli intervistati alla ricerca di strumenti per rendere meno fragili i loro portafogli.
Oltre la metà (58%) si rivolgerà all'investimento tematico per la sua resilienza intrinseca grazie ai temi secolari. Un fondo pensione britannico ha indicato alcuni ambiti specifici. Il primo è la demografia, con focus sull'assistenza sanitaria e sull'urbanizzazione. Il secondo è la tecnologia, incentrata sull'intelligenza artificiale, sulle reti 5G e sul cloud computing. Il terzo è l'ESG, con focus sulle energie rinnovabili, sulle prassi in ambito lavorativo e sulla corporate governance.
Poiché ci si aspetta che le obbligazioni sovrane producano rendimenti minimi, gli strumenti di risk management faranno ampiamente affidamento su altri mezzi. La pianificazione di uno scenario più ampio sarà l'approccio preferenziale che sarà utilizzato dai piani pensionistici per gestire il rischio nei portafogli durante il prossimo decennio (61%), mentre quasi due terzi degli intervistati (57%) faranno affidamento principalmente sulla gestione della liquidità . La diversificazione rimarrà un forte caposaldo negli investimenti, che si tratti di asset class (55%) o di fattori di rischio (54%).
Pascal Blanqué, Group Chief Investment Officer di Amundi (nella foto), sottolinea che "il COVID-19 ha costretto governi e banche centrali a lanciarsi in una risposta di politica monetaria 'whatever it takes' come in tempo di guerra. Gli impatti nel lungo periodo sui mercati finanziari diventeranno evidenti solo a posteriori. Di fronte a una tale incertezza, la resilienza del portafoglio e l'anti-fragilità saranno la nuova stella polare per coloro che gestiscono soluzioni pensionistiche".
I piani pensionistici favoriranno le azioni globali per la crescita del capitale
Per la generazione di reddito saranno privilegiate cinque classi di attivi: infrastrutture (58%), obbligazioni US Investment Grade (44%), obbligazioni Investment Grade dei mercati emergenti (41%), private debt (38%) e Investment Grade europeo (36%). Le infrastrutture in particolare beneficeranno di incentivi fiscali su larga scala con una particolare attenzione alle energie rinnovabili e al miglioramento delle dinamiche di costo. Un intervistato ha aggiunto che "con la loro intrinseca resilienza, le infrastrutture saranno il più grande vincitore di questa crisi".
Per quanto riguarda la protezione dall'inflazione, l'azionario e le infrastrutture saranno nuovamente favoriti; materie prime e debito immobiliare lo saranno molto meno con solo, rispettivamente, il 4% e il 29%. Le obbligazioni sovrane saranno preferite da una piccola minoranza (18% per i titoli di Stato Usa e 17% per i titoli di Stato dei mercati emergenti) e solo quelle con buoni funding ratio che consentono un elevato grado di gestione dei rischi del portafoglio.
I fondi ESG passeranno dall'essere un indicatore virtuoso a essere un indicatore di valore
La pandemia ha dato agli investitori un vero assaggio di come gli shock fisici possano devastare i portafogli. In questo contesto, gli investimenti ESG si sono dimostrati resilienti, fornendo al contempo dei buoni rendimenti corretti per il rischio. Il crollo del mercato nel mese di marzo è stato un vero e proprio test per capire se l'investimento ESG sia o meno solo un "lusso" del mercato toro che manca di resilienza nei momenti in cui si verificano grandi perdite.
I risultati del nostro sondaggio dimostrano il contrario. Per la maggior parte degli intervistati, i loro fondi ESG hanno ottenuto risultati migliori del resto del portafoglio (52%) o di pari misura (45%). Inoltre "il fratello minore" a lungo ignorato in ambito ESG, ossia il fattore ?S', ha assunto valore poiché il COVID-19 ha reso evidenti salari bassi, lavori precari e sfruttamento dei lavoratori che svolgono mansioni in prima linea, in particolare nel commercio al dettaglio, nei trasporti e nel settore medico.
Secondo un altro partecipante all'indagine "le imprese si stanno rendendo conto di aver bisogno di una licenza sociale per operare. Le vecchie modalità adesso sono inaccettabili per i loro clienti." Con queste considerazioni di natura sociale che vengono alla ribalta, la componente 'S' dell'acronimo ESG in futuro sarà più importante poiché i riflettori sono puntati su come le aziende globali gestiscono in particolare le loro catene di approvvigionamento. Quindi, rispetto al sondaggio del 2018, l'importanza relativa del fattore sociale (30%) ora è aumentata e quella dei fattori ambientali (41%) e di governance (29%) è in qualche modo diminuita.
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