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09/12/2020

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Stefano Maio (Blue Yonder): l'autonomous supply chain è un'esigenza vitale per le imprese

Le aziende chiedono di poter lavorare su piattaforme aperte per avere a disposizione un planning totale, cioè una visione e una previsione accurata. Grazie anche alla IA

Il 2020 con la pandemia da coronavirus ha costretto la gran parte delle aziende a trasformare in misura importante la propria supply chain. Le nuove esigenze portano a necessità di innovazione e a cambiamenti nei processi, che richiedono soluzioni diverse da quelle usate fino a pochi mesi fa. Se prima contava solo l'execution, oggi è diventata centrale la pianificazione e la logistica è il primo tassello.
Ne  abbiamo parlato con Stefano Maio, Senior Sales Director, South Europe presso Blue Yonder.

Stefano Maio (Blue Yonder): l'autonomous supply chain è un'esigenza vitale per le imprese

Come sta andando il mercato?
I cambiamenti nelle abitudini dei consumatori e lo sviluppo dell'eCommerce, ma anche le conseguenze legate alle misure di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro, hanno avuto un impatto per molti business davvero enorme.
Si tratta di cambiamenti che hanno provocato un'impennata nella domanda di alcuni beni o al contrario hanno ridotto pesantemente il consumo di altri, mettendo davvero in difficoltà intere aree di business delle aziende. Posso affermare che il 2020 è stato un anno che ha trasformato integralmente le catene di fornitura e ha costretto molti a rivedere la propria supply chain. Si è anche compreso che la catena di fornitura ha un impatto rilevante nel business delle aziende ed è oggi uno dei più rilevanti fattori competitivi.
Cosa vi stanno chiedendo i clienti?

Seguici: 

La situazione, un po' per tutti, è evidentemente un po' influenzata da quanto cosa sta accadendo, perché è davvero un anno in particolare.
Fino a qualche tempo fa le aziende si interfacciavano con i clienti con la logica delle soluzioni pensate per alcuni ambiti, come il forecasting planning, il mondo della rifornitura, del replacement, il category management, per poi parlare dei temi di esecuzione come il warehouse, i magazzini o il trasporto.
Oggi le aziende chiedono principalmente di poter lavorare su delle piattaforme e non su soluzioni applicative. In questo contesto, complice il cambio di brand da JDA Software a Blue Yonder, anche noi abbiamo deciso di volerci identificare come l'azienda che guarda a qualcosa di diverso e nel futuro, strutturato in maniera completamente differente.

E come fate?
Stiamo lavorando su un concetto di piattaforma end to end, ma per fare questo dobbiamo imparare dai clienti e dalle loro esigenze. Si tratta di aziende di medie dimensioni che hanno necessità di migliorare tutta la catena, dalla fornitura al magazzino fino al punto vendita e che vogliono rivedere i propri processi.
Noi proponiamo una piattaforma abilitante, con l'Artificial Intelligence, capace di gestire anche dati strutturati, esogeni ed endogeni, Oggi si pretende di prevedere quanto accade in azienda perché si è capito che è necessario avere un approccio differente, prevedere i picchi di scorte nei magazzini o dei negozi e quindi gestire le criticità. Questo perchè oggi dover pagare un quarto d'ora di lavoro in più di una persona diventa un problema.
Il mondo del business è cambiato e, visto che mi rapporto con aziende del mondo del retail, l'aspetto del forecasting è diventato vitale. Oggi è necessario avere a disposizione un planning totale, cioè avere una visione e una previsione accurata, che diventa sempre più accurata grazie all'intelligenza artificiale, per due motivi fondamentali. Uno è mandare la merce giusta al momento giusto, e, secondo, non avere sprechi e oggi sappiamo quanto sia importante evitare gli sprechi, soprattutto alimentari.

Le aziende hanno capito che devono modernizzarsi, ma la tecnologia da sola è sufficiente?
Non basta avere la tecnologia, serve un approccio che si basi sulla value proposition. E' necessario realizzare i progetti in tempi brevi e fornire un ritorno dell'investimento misurabile. La nostra è una piattaforma aperta, che permette di dialogare con gli standard di mercato e permette di realizzare soluzioni in tempi rapidissimi.
Se pensiamo al settore del grocery, per esempio, oltre ai problemi noti di magazzino e scaffale, c'è il tema del pricing che non può essere sottovalutato in un periodo come questo. Se per l'aspetto del trasporto tutto oggi è diventato chiarissimo, - nel senso che il valore percepito con le consegne durante la pandemia è cambiato e oggi le attese verso questo genere di servizio si sono alzate - il lavoro che è dietro le quinte è pazzesco e ha a che fare con temi di riordino, di picking nello store, nei magazzini, nel farti trovare la merce dal punto migliore. Per fare tutto questo è necessario operare in maniera più strutturata, senza lasciare nulla al caso, assicurando anche i picchi di consumo.

Previsioni e piattaforme, ma il mercato sta innovando?
Credo proprio di sì. Oggi il concetto della co-innovation è diventato importante, ossia creare qualcosa mettendo insieme competenze e aziende differenti. Le aziende stanno comprendendo che questa è la direzione del business per raggiungere gli obiettivi. Se pensiamo al settore del trasporto, sempre per fare un esempio, stiamo vedendo molta innovazione. Quello che abbiamo descritto si è visto anche nel momento un po' critico di marzo-aprile, quando abbiamo collegato alcuni nostri clienti nel mondo del farmaceutico, perché muovere apparecchi medicali e farmaci era determinante per combattere la pandemia, ma non era facile. Le navi che arrivavano da oriente erano spesso in ritardo, magari non riuscivano a sbarcare e venivano dirottate in altri porti. Insomma, Abbiamo dato la possibilità di monitorare i movimenti correlandoli alle informazioni sulla diffusione del COVID-19, in maniera da poter prevenire eventuali problemi e procedere per tempo. L'abbiamo fatto fornendo la soluzione gratuitamente perché ci siamo accorti che era uno stato di forte necessità.

Ma lato automazione dei magazzini, a che punto siamo?
Mi sono accorto che l'automazione dei magazzini è ancora un problema. Avere un magazzino gigantesco a disposizione non si traduce immediatamente in un vantaggio se non si usa l'automazione ad alto livello. Noi abbiamo soluzioni sia per il management sia per la forza lavoro perché, come dicevo precedentemente, tutto quanto oggi è fortemente concatenato e i costi devono essere tenuti sotto controllo. Le imprese hanno compreso la necessità di cambiare, non solo di innovare attraverso la tecnologia, ma di trasformare il proprio business. L'Autonomous supply chain permette di reagire con maggiore precisione e con la capacità di disporre di una visione completa perché l'algoritmo non si fa "prendere dal panico" ma sa recuperare e utilizzare i numeri giusti al momento giusto.

Lei segue Italia, Spagna e Portogallo: ci sono peculiarità nei tre mercati?
In realtà sono molto simili. Quello che vedo qui in Italia, ma in generale, è che i clienti ci stanno spiegando cosa stanno cercando di fare e noi stiamo assistendoli in questo processo. Da un lato quindi l'automazione, ma la richiesta forte arriva dalla previsione, e i clienti ci chiedono di fare un passo in più in questo senso. A livello europeo abbiamo referenze importanti come Morrisons, Ikea o Heineken di cui si possono leggere i risultati sul nostro sito, ma c'è fermento anche in Italia. Se prima contava solo l'execution, oggi è diventata centrale la pianificazione e la logistica è il primo tassello. C'è bisogno di vedere un time to value nei vari progetti.



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