Il 75% degli operatori di private equity ha confermato il proprio ruolo di sostegno alle PMI
Milantoni (Deloitte): malgrado gli impatti negativi dei mesi di chiusura e le preoccupazioni per le tempistiche di ripresa economica, gli operatori si dimostrano attivi ed alla ricerca di nuove opportunità in cui investire i capitali raccolti
A fronte di aspettative decisamente positive e di crescita, gli operatori del settore del Private Equity nei primi cinque mesi del 2020 si sono trovati ad affrontare la diffusione della pandemia di Coronavirus ed un contesto macroeconomico fortemente negativo.
Le difficoltà incontrate si riflettono nel Deloitte PE Confidence Index, che si attesta su un valore di 44.

L'Index è incluso nel report semestrale di Deloitte Italy Private Equity Confidence Survey, da cui emergono le preoccupazioni degli operatori di Private Equity e di Venture Capital per il secondo semestre 2020.
Tuttavia, in questa fase in cui occorre promuovere il rafforzamento delle imprese per supportare la gestione della crisi e favorire la rigenerazione della struttura imprenditoriale, oltre il 75% degli operatori ha confermato il proprio ruolo di driver di politica economica, attraverso il sostegno alle PMI nella fornitura di risorse finanziarie e di competenze.
"Malgrado gli impatti negativi dei mesi di chiusura e le preoccupazioni per le tempistiche di ripresa economica, gli operatori si dimostrano attivi ed alla ricerca di nuove opportunità in cui investire i capitali raccolti", commenta Elio Milantoni, Partner di Deloitte Financial Advisory Services e M&A leader.

Impatto della crisi sui multipli di mercato contenuto e ripartenza pianificata
Malgrado la crisi economico-sanitaria abbia portato molti operatori ad abbandonare alcune potenziali opportunità di investimento, il numero di queste è in media inferiore a 5, più del 75% degli intervistati ha dichiarato di voler rivalutare tali opportunità entro 12 mesi.
Anche l'impatto negativo atteso sui multipli di mercato è in media inferiore al 20%, motivo per cui più del 30% degli operatori ha già pianificato processi di exit.