Lo IoT è poco conosciuto. Ancora troppa diffidenza tra i potenziali utenti
Epifani (Digital Transformation Institute): non riusciamo ad abbandonare un timore che però fatica a trasformarsi in spinta verso la comprensione di fenomeni che stanno cambiando la nostra vita.
E' una questione culturale
Uomo, giovane, con grado di istruzione elevato, competenze digitali avanzate ed elevata autostima digitale: questo l'identikit dell'utente che afferma di conoscere il termine IoT, Internet delle Cose, per il quale non si registrano variazioni in termini di familiarità rispetto al 2018.
La ricerca "Retail Transformation 2.0", realizzata da Digital Transformation Institute e CFMT, che ha indagato anche quest'anno il rapporto delle persone con le tecnologie nel settore retail, mette in evidenza come ancora poche siano le donne a conoscere questo termine (il 29% a fronte del 49% di uomini), le persone con più di 55 anni (33% contro il 49% della fascia 18-34), quelle con grado di istruzione bassa (27% contro un 53% di più istruiti) e gli intervistati con competenze digitali dichiarate basilari (26% a fronte di un 60% avanzate).

Elettrodomestici connessi a Internet e più genericamente "dispositivi che si interfacciano in rete" sono le definizioni più spesso associate al termine IoT da parte dei consumatori, mentre se si va a indagare il reale utilizzo si rileva che, nonostante il dichiarato, non arrivano al 50% le persone che hanno sperimentato un oggetto connesso (smartphone escluso, ovviamente).
"I dati ci parlano - commenta Stefano Epifani, presidente del Digital Transformation Institute - di un'Italia che da una parte è vorace consumatrice di tecnologia, si pensi alla diffusione degli smartphone e dei social media, dall'altra arranca, complice la scarsa consapevolezza diffusa, quando si tratta di andare oltre il like su Facebook.
Siamo ancora diffidenti rispetto a strumenti invece sempre più diffusi, e non riusciamo ad abbandonare un timore che però fatica a trasformarsi in spinta verso la comprensione di fenomeni che stanno cambiando la nostra vita".