Il processo di innovazione in azienda è reso tale grazie, soprattutto, agli investimenti in ricerca e sviluppo (il 53% delle PMI ha destinato, nei primi 6 mesi del 2019, fino al 10% del proprio fatturato in R&D, con un 19% che si è spinto fino al 20%) e ai diversi benefici raccolti mediante l'industria 4.0.
Il 52% dichiara di avere raggiunto maggiore efficienza e velocità di produzione, il 44% ha riscontrato un miglioramento della competitività sul mercato a seguito di un percorso intrapreso in questa direzione; mentre la razionalizzazione dei costi e una migliore qualità del prodotto con, di conseguenza, una riduzione degli scarti, hanno avuto un significativo vantaggio, ottenendo risposta rispettivamente dal 37% e dal 36% degli intervistati.
Nel confronto con gli altri, il 24% ammira soprattutto il coraggio delle startup e il 17% il loro spirito visionario e il modo di approcciarsi al mercato.
Sul fronte dell'export, il 27% degli imprenditori dichiara di realizzare all'estero fino al 10% del proprio fatturato, l'11% dal 10% al 25%, il 13% oscilla tra il 25% e il 45%, il 10% dal 45% al 70%, mentre l'8% supera ben il 70%.
Le aree geografiche a cui ci si orienta maggiormente vedono una prevalenza dell'Europa (Unione Europea), indicata da 8 PMI su 10, interessate principalmente a Germania (82%), Francia (79%), Spagna (55%). Il 38% guarda anche all'Europa extra-UE, al Nord America (23%), all'Asia (17%), alla Russia (14%), mentre Medio Oriente (13%), America Latina (13%), Africa (10%) e Oceania (4%) rappresentano gli altri mercati di approdo.
Una visione internazionale guidata da una crescita del fatturato, che nel I semestre 2019, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ha riguardato il 44% delle testimonianze raccolte, e che soprattutto per i prossimi mesi dell'anno è focalizzata in positivo: oltre la metà prevede un'ulteriore crescita del fatturato, rispetto al 24% che prevede che la situazione non varierà.
Per quanto riguarda il portafoglio ordini, questo è giudicato "adeguato" ai propri livelli di sostenibilità finanziaria dal 75% delle PMI.
Il fattore sostenibilità
La consapevolezza del ruolo primario della sostenibilità è una questione sempre più sentita dalle realtà imprenditoriali.
Se il 27% non ha ancora attuato cambiamenti ma ha in programma di farlo in futuro, il 40% ammette che negli ultimi anni, il proprio impegno a favore della tematica sia cresciuto sempre più.
A partire dagli investimenti: il 72% ha prestato attenzione agli aspetti di riduzione dei consumi e il 64% si è concentrato su fattori legati all'inquinamento e all'impatto ambientale.
Inoltre, la considerazione è alta anche verso il coinvolgimento diretto dei dipendenti.
Il 44% delle aziende, infatti, ha destinato risorse in favore della formazione, dell'assistenza e dei progetti di responsabilità sociale.
"Le imprese italiane del manifatturiero sono sempre più orientate all'internazionalizzazione e all'apertura verso nuovi mercati, avendo saputo cogliere tutte le opportunità della trasformazione digitale, e avvicinandosi oggi a tematiche ormai fondamentali per compiere il vero salto in avanti, come l'attenzione alla sostenibilità", ha dichiarato Ivo Nardella, Amministratore Delegato di Senaf.
"Atteggiamenti virtuosi, quelli delle politiche green ed ecofriendly, e fattore strategico per la competitività, che bisognerebbe supportare affinché diventino un modello diffuso".
"La Trasformazione Digitale del Paese sta vivendo una nuova decisiva fase", ha commentato Luca Manuelli, Presidente del Cluster Fabbrica Intelligente.
"Linee di azione integrative vanno indirizzate per coinvolgere le filiere di PMI, le startup ed il mondo dell'Open Innovation insieme a tutte le componenti del mondo della ricerca e dell'industria, verso i tre pilastri che il CFI ha definito per il ruolo della Fabbrica Intelligente nel PNR 2021-2027 in fase di elaborazione: Piattaforme Digitali, Economia Circolare e Competenze".
Formazione 4.0 e persona al centro
La formazione si rivela la strada migliore per raccogliere appieno le opportunità offerte dalla rivoluzione industriale, con il 76% degli imprenditori consapevole che questa sia la strada maestra anche per attrarre i giovani in azienda, e l'80% che ritiene in generale primario il ruolo della persona per il successo dello stabilimento produttivo.
Le Agenzie di ricerca del personale, insieme alle Università, sono il riferimento più importante per quanto riguarda la ricerca di nuove professionalità che facciano fronte alle sfide dell'Industria 4.0, scelte rispettivamente dal 53% e dal 47% delle aziende.
Seguono gli istituti tecnici (39%), ma anche web e social, in particolare LinkedIn, ormai sempre più considerati per il recruiting specializzato: il 24%, infatti, se ne serve, con una percentuale allineata a quella delle società di consulenza.
L'Imprenditore/Top Manager è riconosciuto invece come la figura più adatta a valutare le competenze digitali e 4.0 in azienda, indicato dal 40% rispetto all'Innovation Manager e Responsabile Progetti I4.0 (28%); mentre gli strumenti principali per portare l'innovazione in azienda risultano la partecipazione a fiere specializzate, importanti quanto il trasferimento di conoscenza (60%), la consulenza mirata (47%), la partecipazione a workshop e convegni (45%), la comparazione con aziende analoghe (28%) e la tutorship universitaria (16%).
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