Career nomads: risorse o responsabilità per un'azienda?
Villa (Korn Ferry): per le organizzazioni rappresentano un rischio interessante, un'opportunità da cogliere soprattutto per ricoprire ruoli nuovi o difficili da definire o in aree in cui c'è carenza di talenti
Il cambiamento fa bene, ma spesso ha un prezzo per l'azienda. È quanto emerge da uno studio condotto a livello globale da Korn Ferry, società di consulenza organizzativa che accompagna le aziende nel ridisegnare gli asset manageriali.
In un sondaggio che ha coinvolto 850 executive manager e professionisti delle risorse umane, Korn Ferry ha analizzato il fenomeno dei "Career Nomads", ovvero quei professionisti di grande talento, dalle elevate competenze e prestazioni, che cambiano spesso lavoro, azienda e carriera.

Lo studio evidenzia un grande scollamento tra il modo in cui i talent manager e i professionisti delle risorse umane considerano il "job-hopping". Se la maggioranza dei professionisti (88% degli intervistati) afferma infatti che cambiare lavoro ha contribuito a far progredire la loro carriera, nella ricerca delle risorse le organizzazioni privilegiano ancora la competenza nel settore e gli anni di esperienza maturati. L'85% delle organizzazioni preferisce candidati con un curriculum convenzionale e l'87% afferma di tenere in considerazione il numero di anni di esperienza specifici. Solo il 55% dei responsabili delle HR afferma di preferire professionisti con percorsi di carriera non tradizionali.
"Spesso la domanda ricorrente che si pongono i leader delle aziende è se i Career Nomads siano una risorsa o una responsabilità per l'organizzazione", commenta Maurizia Villa, Managing Director e Country Chair di Korn Ferry in Italia.
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