Per oltre un italiano su tre il proprio lavoro sarà automatizzato in 5-10 anni
Cerasa (Randstad): le imprese faticano a trovare candidati con competenze adeguate, ma il 67% dei dipendenti segnala che non spendono abbastanza in formazione. Mancano profili STEM
I lavoratori italiani sono i più convinti fra i colleghi dei vari Paesi europei che la propria mansione sarà automatizzata nei prossimi cinque o dieci anni (37%, +3% rispetto alla media globale). Circa la metà ritiene che già adesso le imprese fatichino a trovare candidati con competenze adeguate (52%) e che il proprio datore di lavoro abbia una crescente necessità di profili matematico-scientifico-tecnologici (48%, in linea con la media mondiale). Per restare competitivi sul mercato del lavoro, dunque, assumono un'importanza fondamentale le competenze digitali e la conoscenza delle materie STEM (Science, Technology, Engineering e Mathematics). Il 71% dei dipendenti, infatti, consiglierebbe agli studenti di puntare su una facoltà ingegneristica, matematica, scientifica o tecnologica, un suggerimento che in Europa è più frequente soltanto in Polonia (73%), Ungheria (73%), Spagna (78%), Portogallo (83%) e Romania (84%). Non solo, gli stessi lavoratori in quasi tre casi su quattro, se avessero ancora 18 anni, sceglierebbero una carriera in ambito digitale (75% contro il 72% della media globale) o STEM (72%, +6% sulla media generale).

L'ultima edizione del Randstad Workmonitor - l'indagine trimestrale sul mondo del lavoro di Randstad, condotta in 34 Paesi del mondo - rivela una diffusa consapevolezza dell'importanza delle competenze digitali e tecnico-scientifiche per essere preparati ai cambiamenti che le nuove tecnologie porteranno nel mondo del lavoro.
"La trasformazione digitale sta modificando radicalmente molti settori economici, le esigenze delle imprese e le competenze richieste ai lavoratori", afferma Marco Ceresa, Amministratore delegato Randstad Italia. "Le imprese in futuro avranno sempre più bisogno di competenze digitali e STEM per gestire il cambiamento, ma spesso faticano a trovare candidati con un profilo adeguato. Il fatto che tre lavoratori su quattro sarebbero disposti a modificare il proprio percorso di carriera per venire incontro alle esigenze di un mercato è, da un lato, un positivo segnale di consapevolezza e adattamento, dall'altro però, evidenzia un divario ancora ampio con i Paesi più avanzati in termini di diffusione di queste competenze. Per colmare il gap, studenti e lavoratori devono attrezzarsi sviluppando e aggiornando le proprie competenze, ma anche le imprese devono fare la loro parte, aumentando gli investimenti in formazione".
BusinessCommunity.it - Supplemento a G.C. e t. - Reg. Trib. Milano n. 431 del 19/7/97
Dir. Responsabile Gigi Beltrame - Dir. Editoriale Claudio Gandolfo