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Editoriale
Un castello di carte di nome UE
Rallentamento dell'economia non significa recessione, e se c'è è tecnica. E bassa inflazione non significa deflazione. Dalla BCE e dalle stanze della UE è tutto uno smorzare i toni, un coro suadente che trasmette tranquillità. Ma la realtà dei fatti, quella dei numeri non può esser nascosta a lungo. E ci dicono che recessione e deflazione sono già qui. Dell'Italia sappiamo già tutto. La Germania non solo sta frenando, ma la sua locomotiva inchioda mettendo a rischio deragliamento i vagoni agganciati, che infatti sbandano pericolosamente sui binari. Dalle parti di Berlino crollano i consumi, l'inflazione, la produzione industriale, i prezzi alla produzione. Indicatori che scendono anche in Eurolandia, ma da quelle parti drammaticamente di più. La Francia, novella sposa col trattato di Aquisgrana si salva, ma ancora per poco. Il conto (salato) le verrà presentato a maggio. Ammettiamolo: questa Commissione UE con le sue politiche di austerity ha fallito, così come Draghi che non ha raggiunto l'obiettivo (l'unico della BCE) di portare e mantenere l'inflazione al 2%. E al primo rallentamento della crescita globale, tutta l'impalcatura rischia di cadere come un castello di carte. Magari sotto il vento della Brexit o dei dazi di Trump.
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