La ricerca mette in evidenza, inoltre, che la percezione del ruolo del Chief Financial Officer (CFO) ha subito un'evoluzione sostanziale nel corso del tempo, richiedendo ai manager competenze manageriali strategiche ed una visione innovativa.
Nell'attuale scenario di mercato, il CFO si delinea infatti come una figura dirigenziale di riferimento per le imprese.
A tal proposito American Express, molto attenta alle esigenze del mercato e alla trasformazione in atto, ha creato CFO Club (www.cfoclub.it), un nuovo network volto a valorizzare le esperienze delle imprese e dei professionisti, ed attivare sinergie per migliorare la gestione finanziaria, contribuendo a rafforzare la competitività e la crescita del business.
"La figura del CFO è diventata quindi sempre più cruciale per supportare la crescita e la produttività delle imprese.
American Express Commercial Services ha deciso di creare il CFO Club, un network esclusivo riservato ai manager finanziari, dove dar valore alle loro attività con un impatto diretto sul conseguimento degli obiettivi di business con strumenti innovativi e strategici", afferma Liotti.
L'80% dei manager italiani considera le esportazioni la principale fonte di crescita
A livello europeo due terzi dei manager finanziari (67%) prevede che le esportazioni diventeranno la fonte primaria per lo sviluppo dell'azienda.
In particolare, l'Italia registra un dato superiore agli altri paesi campione con l'80% degli intervistati che ritiene l'export un fattore estremamente importante per la crescita del business, mentre per il 67% anche le importazioni rappresenteranno un elemento sempre più rilevante.
L'incertezza economica e politica mondiale non spaventa le aziende italiane
Di fronte alla potenziale incertezza economica e politica, gli intervistati risultano i meno preoccupati a livello europeo.
Infatti, ben il 74% ritiene che i futuri sviluppi economici e politici che si verificheranno a livello globale rafforzeranno le prospettive di crescita della propria azienda (contro il 52% della media internazionale).
La possibilità che avvengano eventi imprevisti fa sì che poco meno di due terzi dei manager (63%) si dichiari incline ad adottare un approccio più cauto rispetto a spese ed investimenti nel proprio paese.
Forbice che si restringe però se si considerano gli investimenti all'estero (57%).
Il 40% dei CFO italiani ritiene inoltre che la propria azienda incrementerà spese ed investimenti di oltre il 10%, doppiando la media europea (20%).
Tra i principali obiettivi di business a cui mirano le aziende italiane, emerge poi la tendenza a soddisfare i bisogni dei clienti come priorità assoluta (70%) e la volontà di rimanere competitivi sul mercato (50%).
Nel dettaglio gli intervistati prevedono di aumentare gli investimenti nell'efficientamento dei processi amministrativi (come, per esempio, nel Procurement, AP, 33%).
Tra le categorie di spesa per le quali le aziende prevedono maggiori investimenti troviamo il miglioramento dei sistemi IT e della tecnologia mobile (43%) assieme a servizi per assicurare procedure sostenibili, etiche e trasparenti (37%).
Primi in Europa, i manager italiani puntano ad efficientare la gestione del capitale circolante
Oltre la media europea (62%), il 93% dei dirigenti finanziari italiani prevede che nel 2018 il miglioramento della gestione del capitale circolante (inclusi crediti, debiti e giacenze) sarà un fattore determinante per la crescita del business della propria azienda.
Nello specifico, al primo posto troviamo la visibilità end-to-end nelle transazioni (ad esempio order-to-cash e processi procure-to-pay, 60%).
Gli investimenti aumentano ma le previsioni di nuove assunzioni sono le più basse in Europa
Nonostante la grande propensione all'investimento dei manager finanziari italiani per migliorare ed efficentare i servizi, solo il 16% prevede un aumento del personale superiore al 10%, contro una media europea del 23%.
Al contrario, il 23% dei manager italiani ritiene che le assunzioni aumenteranno tra il 4 e il 6%.
Nel tentativo di attrarre e trattenere i propri dipendenti, le aziende italiane sono sempre più indirizzate a rendere l'esperienza di lavoro più soddisfacente e confortevole grazie anche all'implementazione di misure specifiche come il miglioramento di benefici legati a previdenza e cure mediche, aumento della flessibilità e della mobilità internazionale, così come della possibilità di lavorare da remoto (47%).
Tra le principali ragioni che spingono le aziende ad assumere personale a tempo determinato e collaboratori troviamo la necessità di mantenere costi flessibili, in linea con l'andamento del mercato e poter gestire variazioni di carichi di lavoro con prontezza (73%).
Infatti, il 60% dei manager italiani prevede nel corso dell'anno un aumento dell'inserimento di freelance, professionisti con contratto a tempo determinato o a progetto, considerandoli una parte molto importante nella strategia di crescita della popolazione aziendale (57%).
Tale trend sarà però destinato a diminuire da qui a due anni secondo più della metà dei manager finanziari italiani (53%, in linea con i dati europei).
L'importanza di investire in tecnologia e proteggere i dati sensibili di clienti, fornitori e dipendenti
Relativamente alle spese in tecnologia, gli intervistati ritengono più probabile che ad aumentare saranno quelle legate alle spese per la tecnologia mobile (23% dei manager italiani), alla protezione contro la violazione dei dati e al cloud computing (20%).
Infine, la quasi totalità degli intervistati italiani (93%) prevede di destinare maggiori risorse alla protezione dei dati di clienti, fornitori e dipendenti nei prossimi due anni: il dato più alto tra i Paesi europei.
Come previsione dei prossimi cinque anni, i manager italiani prevedono che la tecnologia di ultima generazione avrà un impatto di sostanziale cambiamento per il proprio settore (77%), per il Paese o per l'azienda (83%).
Le nuove tecnologie sono tra le principali preoccupazioni dei manager italiani, ma anche uno dei settori nei quali si investirà maggiormente
Prendendo in esame le tecnologie emergenti, gli alti dirigenti finanziari italiani esprimono preoccupazione rispetto all'intelligenza artificiale (73% vs 54% della media europea), all'Internet of Things (50%) e alla robotica (47% vs 57% media europea), spingendo le aziende ad effettuare investimenti in questi settori con una particolare attenzione al Fintech, al risk management (57%) e all'intelligenza artificiale (77%).
L'impatto della sharing economy sulle aziende italiane
Grazie al vantaggio competitivo rappresentato dalla tecnologia, anche i servizi commerciali condivisi offerti dai grandi attori interazionali - il cosiddetto fenomeno della sharing economy - influenzeranno molto probabilmente, secondo l'83% dei manager italiani, l'industry in cui opera l'azienda (vs 74% media europea), tanto da prevedere nuovi servizi basati su un'offerta condivisa nei prossimi cinque anni (63%).
In linea con la media europea (70%), anche le società italiane intervistate permettono ai propri dipendenti di usufruire dei servizi condivisi per trasporti e alloggio nei viaggi d'affari (67%).
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