Il motore di ricerca che tutela la privacy dell'utente e delle aziende
Lazzarini (Qwant): quando smetti di cercare il nostro sistema si dimentica di te e dei tuoi dati
La privacy, la sicurezza dei dati, la tutela delle informazioni sono argomenti molto discussi in questo momento in cui, da un lato si accende la discussione all'interno dello scandalo di Cambridge Analytica, dall'altro per le preoccupazioni per l'entrata in vigore del GDPR il prossimo 25 maggio.
Abbiamo incontrato Fabiano Lazzarini, responsabile del motore di ricerca Qwant per il mercato italiano, per comprendere cosa può sapere di noi e delle nostre aziende un motore di ricerca e che cosa potrebbe implicare per la privacy e la sicurezza.

Privacy e motore di ricerca, facciamo il punto.
E' importante utilizzare un motore di ricerca che rispetta la privacy perché noi oggi siamo continuamente tracciati. Perché una cosa è se, per esempio, un servizio che ci offre musica riesce a capire quali sono i nostri gusti musicali; una cosa ben diversa è dare parecchie informazioni sulla nostra vita. Gli utenti devono sapere che sui social si è esposti quando si mette un like. Infatti, si pensa che venga visto solo dagli amici, ma non è così perché è come essere in una piazza. Quando noi ci vediamo in piazza in un paese, sappiamo come ci comportiamo e stiamo attenti. Ma sul motore di ricerca, chiusi nella nostra stanza, cerchiamo qualunque cosa, quindi cerchiamo per esempio informazioni relative alla nostre malattie, e quindi comunichiamo lo stato della nostra salute.
Quando cerchiamo informazioni riguardo a locali o siti di dating e quindi si capiscono quali siano le nostre preferenze sessuali o gastronomiche; oppure cerchiamo determinati brand e da qui si riesce a capire qual è il livello della nostra capacità di spesa. Mettendo insieme tutte queste informazioni il motore di ricerca è lo strumento in assoluto più potente e riesce a ricostruire il profilo di una persona.
Un problema che oggi è particolarmente avvertito.
Certo, infatti i risultati verranno serviti dai motori di ricerca che tracciano non sulla base di quello che realmente è solo quello che l'utente sta cercando, ma anche sulla base del profilo della persona, quindi non avremo delle risposte imparziali e si rientra in questo modo in quella che tecnicamente viene chiamata la "filter bubble". Questa ci impedisce spesso di trovare nuove informazioni e ci riporta a ritrovare i contenuti che abbiamo già visto, a rafforzare le idee che abbiamo già. Invece è importante per lo sviluppo delle persone e per la creazione di una propria opinione poter accedere a più fonti diverse, che abbiano anche altre opinioni e che sostengono tesi differenti. Solo in questo modo si può avere una una visione assolutamente chiara.
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