Valutazione delle performance: prima il risultato, poi le competenze
Secondo un'indagine della Fondazione Marco Biagi e FiordiRisorse il 70% delle imprese dichiara di dare assai poco peso al fattore tempo
È finita l'era in cui il lavoro poteva essere valutato sul parametro del tempo: a pensarlo sono in maniera convergente sia le aziende sia i lavoratori, che nella valutazione delle performance pongono - entrambi - al primo posto il risultato, seguito dalle competenze.
È ciò che emerge dall'Indagine sui Sistemi di Performance Management realizzata su un campione di 1250 lavoratori e 143 aziende dalla Fondazione Marco Biagi e FiordiRisorse, ricerca che è stata al centro del dibattito di Nobìlita, il Festival del lavoro recentemente svolto a Bologna.
Il 62% delle imprese dichiara infatti che il criterio più utilizzato per valutare la prestazione dei propri lavoratori è il risultato, seguito dalle competenze (indicato da circa il 40% delle imprese), mentre il 70% delle imprese dichiara di dare assai poco peso al fattore tempo.

Affermazioni che trovano conferma nelle dichiarazioni dei lavoratori: il 70% si sente valutato per il risultato conseguito rispetto agli obiettivi individuali stabiliti e formalizzati, per le competenze e capacità che ha dimostrato di possedere (circa 45% dei rispondenti) e infine per i risultati raggiunti dall'azienda (circa 40%).
Il "lavoro ben fatto" è quindi frutto non del tempo impiegato, ma delle competenze adeguate.
Da un lato, dunque, i lavoratori mirano al self-management, con una forte critica alla gerarchia e una spinta all'innovazione, dall'altro le aziende puntano al controllo e alla ?standardizzazione dei processi': sono le due facce della medaglia alle prese con la trasformazione digitale del lavoro e dell'organizzazione.
Il feedback sulla prestazione è particolarmente importante quando la valutazione si pone (anche) finalità di sviluppo delle risorse.