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13/12/2017

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Più ottimismo tra i CFO italiani: 1 su 2 vede in crescita ricavi e margini della sua azienda

Raffo (Deloitte): la sfida digitale è su cybersecurity e disruption. Anche le aspettative di assunzione sono in crescita ma si teme di non trovare la forza lavoro qualificata

La leadership delle aziende europee è più ottimista rispetto a sei mesi fa e migliorano le prospettive relative alla crescita dei ricavi, assunzioni e spese in conto capitale: questo quanto emerge dalla Deloitte CFO survey 2017 condotta a livello europeo su un campione di 19 Paesi e più di 1.500 CFO.

Cresce l'ottimismo e migliora l'aspettativa rispetto ai ricavi

Negli ultimi mesi è aumentato, sia in Italia che in Europa, il numero di CFO che si dichiara ottimista riguardo le prospettive economiche e finanziarie della propria società.
Rispetto a 3 mesi fa, il 32% dei CFO europei si dichiara ottimista circa le prospettive della propria azienda (+7pp). In Italia è il 20% di CFO che risulta ottimista rispetto al futuro, con una crescita di 8 punti percentuali rispetto all'inizio dell'anno.
I CFO italiani, sembrano aver spostato l'accento su un approccio a più lungo termine, focalizzato sulla ricerca di prospettive di crescita, dopo un lungo periodo di austerità; nello specifico, dichiarano:
- previsioni positive sulla crescita dei ricavi (51%, +7pp rispetto al Q1 2017) e dei margini (49%, +4pp rispetto al Q1 2017);
- intenzioni riguardo alla spesa in conto capitale allineate a questa tendenza positiva (35%; +4pp rispetto al primo trimestre);
- aspettative di assunzione anch'esse in crescita (19%, +17pp), tant'è che alcuni temono di non trovare la forza lavoro qualificata di cui hanno bisogno.


"Il contesto sembra più favorevole. L'economia dell'eurozona ha registrato un'accelerazione superiore al previsto nel primo semestre, è solida e diffusa fra Paesi e settori; le politiche monetarie espansive della BCE, da alcuni criticate, sembrano aver avuto un effetto positivo sull'occupazione. L'economia italiana dà segnali di ripresa e gli investimenti ricominciano a crescere. Nonostante la maggior parte degli indicatori sia in miglioramento, il cambiamento sta avvenendo in modo graduale, evidenza che l'ottimismo è ancora molto cauto e si resta in guardia verso potenziali situazioni di crisi", commenta Riccardo Raffo, Partner di Deloitte responsabile della survey.

Diminuisce l'incertezza

Questa ventata di positività avviene in un contesto internazionale che, secondo il 44% dei CFO europei, continua a presentare ancora seri motivi di incertezza, pur essendo percepito come meno volatile rispetto al passato.
A livello europeo la percentuale di CFO che percepisce come alto il livello di incertezza finanziaria ed economica passa dal 61% del primo trimestre 2017 al 52%, il livello più basso registrato dall'avvio della survey; in Italia si passa dal 43% al 16%, segnale che anche nel nostro Paese si inizia a vivere una situazione di maggiore serenità.


"Le brusche frenate non si possono ancora escludere e possono essere provocate dai rischi di instabilità politica legate alle prossime elezioni, come da nuovi possibili scenari legati alla volatilità dei cambi e dall'aumento dei tassi di interesse. Queste incognite pesano sulle decisioni quotidiane dei direttori finanziari, in una fase ancora delicata dell'economia italiana e in un contesto internazionale che deve fare i conti con le ricadute della Brexit, ancora tutte da misurare, e con i rischi geopolitici a livello internazionale", prosegue Raffo.

Invariata la propensione al rischio

A livello europeo il 33% dei CFO afferma che è un buon momento per assumersi maggiori rischi, una percentuale che rimane invariata rispetto all'indagine svolta nel primo trimestre dell'anno. Anche in Italia la propensione al rischio rimane stabile rispetto al Q1 2017, attestandosi al 35%.

Minacce percepite

In Italia, continuano a preoccupare i CFO: il timore per l'introduzione di nuovi oneri regolamentari che, benché in calo, continua a interessare il 73% dei direttori finanziari; le preoccupazioni legate ad una possibile contrazione della domanda (comuni al 53% degli intervistati); il timore per una nuova situazione di instabilità politica (vissuto dal 46% del campione), conseguente alle elezioni politiche che si terranno a inizio 2018; l'incertezza legata ai tassi di cambio, che riguarda il 45% degli intervistati.




Le sfide indotte dalla trasformazione digitale

In quest'ultima rilevazione emerge inoltre come i CFO italiani si dichiarino per la prima volta significativamente preoccupati di incorrere in problemi legati alla sicurezza informatica (45%) o di perdere quote di mercato, in particolare come conseguenza dell'avvento di nuovi competitor ?disruptive', capaci di proporre, grazie all'impiego delle nuove tecnologie, business model innovativi (timore che interessa il 43% degli intervistati).
A tal riguardo, ben il 74% dei CFO coinvolti nello studio è convinto che le nuove tecnologie (come Artificial Intelligence, Cloud, Robotica...) avranno un ruolo "disruptive" per l'Area Finance. Tuttavia, nonostante i CFO italiani siano ben consci del ruolo che giocano queste tecnologie, quasi 1 su 2 (45%) giudica inadeguato il grado di preparazione della divisione finanziaria della sua azienda rispetto alla trasformazione digitale. Mancanza di competenze e esigenza di un orientamento diverso da parte del business sono i due ostacoli più forti indotte dalla trasformazione digitale secondo i CFO italiani.



"È indubbio che la rivoluzione digitale ponga al finance nuove sfide. All'interno delle organizzazioni strumenti analitici che prima erano di competenza della finanza ora sono accessibili anche da altre funzioni aziendali. Molti ruoli amministrativi sono a rischio di automazione. Non va trascurato, poi, il tema della carenza di risorse qualificate. I modelli di talento per la finanza digitale puntano in direzione della scienza dei dati e del business partnering. La formazione e lo sviluppo possono aiutare ma le organizzazioni di finanza hanno un bisogno urgente di reclutare nuove competenze", conclude Raffo.


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