Per restare competitivi ci vuole l'esperto in internazionalizzazione
Bonaldi (IMIT): il vecchio export manager è stato sostituito da una figura professionale con competenze generali, su più settori e più punti di vista, dotato di cultura di business, capacità di negoziare con la cultura della controparte
L'export è da sempre uno dei punti di forza dell'economia italiana.
L'attenzione ai mercati esteri rappresenta uno dei punti di forza delle nostre aziende, che da qualche anno devono far i conti con la sfida della globalizzazione.
E in questa trasformazione, anche le figure aziendali e le competenze richieste si sono dovute adeguare.
Anche per questi motivi è nata IMIT (Italian Managers for International Trade), associazione che si propone di garantire la qualificazione degli esperti che operano nel commercio con l'estero e nei processi di internazionalizzazione delle imprese.

IMIT è un'associazione aggregata ad AICE (Associazione Italiana Commercio Estero), che da 70 anni rappresenta specificamente gli interessi delle aziende italiane con una caratteristica comune: il prevalente impegno in attività di commercio con l'estero - trading, import, export, compensazione, gruppi d'acquisto, export management, PMI ecc.
- e di supporto a tali attività.
Secondo i dati dell'ultimo rapporto ICE - "L'Italia nell'economia internazionale", nel complesso il numero di esportatori nel 2016 è stato di 215.708 (+0,3 rispetto al 2015) per un valore di beni esportati pari a 406.409 milioni di euro (+1%).
Considerato il numero di imprese che operano in Italia (circa 4.400.000), si intuisce che quelle che guardano ai mercati esteri sono soltanto una minima parte, nonostante il forte appeal che in tutto il mondo registrano i prodotti "Made in Italy".