Un altro spunto interessante emerso dall'indagine riguarda le principali sfide che gli executive intervistati dichiarano di trovarsi ad affrontare.
Oltre al difficile contesto macro-economico e alla volatilità dei mercati, che sono variabili esogene imprescindibili per le aziende italiane, il quadro normativo e regolamentare in cui esse operano è risultato essere oggi un elemento davvero sfidante.
In molti settori e soprattutto nel mondo finanziario, la normativa risulta essere un freno all'innovazione, poiché non permette di automatizzare e razionalizzare processi e procedure ritenuti non-core per l'azienda.
In altri contesti invece la normativa agisce da stimolo all'innovazione, portando i produttori a ricercare nuove soluzioni di business e modelli produttivi.
Si pensi ad esempio agli standard europei sulle emissioni inquinanti introdotti nel comparto automobilistico e a come questi hanno spinto le diverse aziende a innovare investendo nello sviluppo di nuove tecnologie.
Stesso ruolo riveste, per molti intervistati, la pressione competitiva da parte dei cosiddetti "new incumbent": anche se in certi business è guardata con timore (specialmente quelli a forte rischio di disintermediazione come il banking), nella maggior parte dei casi è vista come un elemento di stimolo ad innovarsi.
È inoltre diffusa la percezione di dover guardare alle realtà imprenditoriali più giovani, più innovative e più agile, nell'ottica di instaurare relazioni e collaborazioni.
Il tema della trasformazione digitale ha trovato poi ampio spazio nei colloqui svolti face-to-face: la quasi totalità degli intervistati si è trovato d'accordo sul fatto che i contesti di business si stanno evolvendo a ritmi esponenziali, anche trainati dall'introduzione di nuove tecnologie che impattano tanto i processi produttivi quanto le modalità di relazione con il cliente.
Al fine di non lasciarsi travolgere dal cambiamento ma di riuscire a cavalcarlo e, in alcuni casi, ad anticiparlo, le aziende sono chiamate a definire una strategia e un approccio ben strutturato all'innovazione; agendo infatti per singole progettualità, sviluppate in ottica divisionale e di miglioramento puntuale, non si riesce a creare una solida base per la crescita futura.
Bisogna quindi intraprendere un piano di investimento condiviso tra le diverse funzioni aziendali e coordinato operativamente da chi in azienda ha una visione strategica e di processo come il COO.
Più di 9 intervistati su 10 dichiara di aver già intrapreso iniziative e investimenti in ambito Industry 4.0, ma la metà dei rispondenti dichiara di essere ancora in una fase sperimentale. Solo una minima parte del campione manifesta un approccio anticipatore nei confronti delle nuove tecnologie, mentre la maggioranza dichiara di optare per una strategia reattiva, se non attendista.
Il percorso di trasformazione digitale sembra essere legato a tre forti ostacoli.
In primo luogo, la digitalizzazione e l'automazione dei processi innesca dinamiche di trasformazione che richiedono cambiamenti anche profondi del modello organizzativo e culturale dell'impresa; molto spesso bisogna fare i conti con ruoli troppo ingessati nei loro job title, non adatti a una gestione dell'azienda in ottica "agile".
La trasformazione digitale pone poi l'attenzione sul tema dei talenti; oggi è sempre più difficile "pianificare i mestieri", comprendere cioè quali siano le competenze specifiche da portare in azienda e dove ricercarle.
Molti intervistati evidenziano infatti dei gap di competenze digitali sia tra i giovani che nella classe dirigente italiana.
Molto spesso, poi, è necessario prevedere l'introduzione di ruoli che a oggi ancora non esistono o che attualmente sono caratteristici di altre realtà settoriali.
In ultimo, un altro tema sollevato dai rispondenti, è stato quello legato all'entità degli investimenti delle imprese italiane in ambito Industry 4.0, che non sembrano inserirsi in un piano strutturato e indirizzato a fare sistema a livello di Paese; se molti, infatti, dichiarano di aver fatto ricorso a strumenti di finanza agevolata, molti meno sono coloro che pensano di poter essere supportati dallo Stato nel loro piano di investimenti nel lungo periodo.
In conclusione, il fatto che per competere in questo contesto globale in continua evoluzione e fortemente competitivo, le aziende siano costrette a investire in tecnologie digitali e ridefinire i propri modelli di business, aumenta il peso che nelle organizzazioni hanno le figure che si occupano di operation.
Il 96% dei Chief Operating Officer intervistati ha la percezione che la propria mansione sia diventata più complessa, ma in modo positivo: il loro ruolo all'interno dell'aziende risulta infatti rafforzato, perché spesso sono le figure più idonee a guidare la trasformazione digitale.
Sullo sfondo di questi dati, può essere interessante osservare che la vita media delle aziende sta diminuendo drasticamente: se nel 1980 era stimata in 60 anni, oggi si è scesi a una media di 18-20.
Prendiamo in considerazione la classifica delle S&P 500, cioè guardiamo le prime 500 società quotate sul mercato americano con la capitalizzazione più alta, quelle in posizione di leadership.
Ecco cosa emerge:
- Tra il 1973 e il 1983 il 35% delle aziende in classifica scompare;
- Tra l'83 e il 93 è il 45% delle aziende a sparire;
- Tra il '93 e il 2003 la percentuale è del 60%;
- Tra il 2003 e il 2013 la percentuale raggiunge il 70% circa.
Generalizzando, stiamo dicendo che di 1.000 aziende in posizione di leadership oggi, 700 scompariranno nei prossimi 10 anni.
E non solo.
L'evoluzione delle nuove tecnologie ha reso il cliente sempre più indipendente, insensibile alle forme tradizionali del marketing e della comunicazione e aperto a co-creare.
Riuscire a mantenere standard elevati di efficienza operativa, perseguendo gli obiettivi di crescita preposti e soddisfando le sempre più complesse esigenze dei consumatori è quindi una sfida che sta mettendo a dura prova i tradizionali modelli di business.
In questo contesto, un fattore chiave di successo risulta quindi essere la capacità di sapersi adattare ai cambiamenti del mercato e farlo più velocemente dei propri competitor.
Analizzando i comportamenti delle aziende a oggi più competitive, abbiamo individuato nel Chief Operating Officer la figura che viene oggi preposta a guidare questo cambiamento sia dal punto di vista operativo che organizzativo.
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