Dirigenti: il network non basta, occorrono le soft skills
Secondo Adami e Associati, gli head hunter sono alla ricerca di soggetti con competenze trasversali, referenze ed esperienze professionali di respiro internazionale
È una questione di capacità, di esperienza professionale, di titoli, ma soprattutto di network e di soft skills.
Lasciando per un attimo da parte le competenze trasversali, la ricerca dirigenti è un processo complesso che premia soprattutto chi sa coltivare le proprie conoscenze, all'interno dell'azienda ma anche all'esterno.
Perché? È subito spiegato: le aziende si affidano sempre più spesso a delle società di head hunter per la ricerca dirigenti, e in questo campo a valere non sono le candidature spontanee. Ad avere un peso decisivo sono le segnalazioni o le conferme che dall'esterno arrivano al cacciatore di teste. Non si tratta di raccomandazioni, per nulla: è al contrario un sistema meritocratico basato sulle referenze, le quali non vengono presentate insieme ad un curriculum vitae, ma anzi, provengono dagli ex colleghi, dagli ex collaboratori e persino dai diretti concorrenti del passato.

L'importanza del networking
La carriera del dirigente del resto non è statica come si potrebbe pensare.
Tutt'altro: stando ad una ricerca di ManagerItalia, nell'ultimo periodo nel nostro Paese un dirigente su 5 ha infatti cambiato azienda ogni tre anni.
I motivi possono essere ovviamente i più disparati, ma spesso e volentieri - soprattutto negli ultimi anni - il processo di ricerca dirigenti è stato messo in moto da ristrutturazioni interne, e quindi da licenziamenti.
E questo significa che per un dirigente, per un manager, per un quadro, è sempre il momento di fare networking, poiché è proprio questo impegno quello che potrebbe innescare un miglioramento di carriera anziché un passo all'indietro.
Essere raccomandati ad un capace head hunter da un ex cliente, da un ex collega o da un ex fornitore, dunque, può essere davvero determinante.