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15/02/2017

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Il marketplace lending può colmare il gap dei prestiti alle imprese

Secondo l'Ufficio Studi di BorsadelCredito.it, i prestiti delle banche alle aziende sono calati di oltre 18 mld di euro (-2%) nell'ultimo anno, Solo il 30% delle sofferenze bancarie di sistema sono riconducibili alle PMI

Crollano i prestiti bancari alle imprese; le sofferenze a bilancio continuano ad avere dimensioni monstre - nonostante un lieve miglioramento; chiudono sempre più sportelli e dunque rischia di svanire la dimensione fisica degli istituti di credito, mentre non sembra aver fine la necessità di aumenti di capitale per rispettare requisiti sempre più stringenti e soprattutto per reggere la mancanza di redditività "pandemica" che coinvolge gli operatori in tutto il globo.
Siamo ancora, senza alcun dubbio, in credit crunch. E le forme alternative di finanziamento alle imprese hanno la grande occasione di riempire un vuoto sempre più profondo. Soprattutto per quei target, come le micro e piccolissime imprese, a cui prestare è particolarmente oneroso, oltre che assorbente capitale, per le banche tradizionali che stringono i cordoni del credito. Non c'è QE che tenga: la liquidità non viene trasferita all'economia reale - quelle delle aziende con cui ci rapportiamo tutti i giorni - e si ferma al sistema finanziario.
Un'occasione ghiotta per il marketplace lending che www.

BorsadelCredito.it sta provando a cogliere: e i numeri in crescita del nostro erogato (a fine anno superiore ai 7 milioni di euro, in crescita di un milione mese su mese, e un rendimento per i prestatori che si attesta intorno al 5,61%) mostrano un interesse sempre crescente da parte delle imprese. Le potenzialità di crescita sono enormi.
Ma proviamo a inquadrare il contesto con un maggiore livello di dettaglio.
Partiamo da un dato dirompente: secondo l'ultimo rapporto mensile redatto dal Centro studi di Unimpresa, che si basa sui dati della Banca d'Italia, i prestiti delle banche alle imprese, negli ultimi 12 mesi, sono calati di oltre 18 miliardi di euro (-2%), pur in un contesto in cui, invece, sono aumentati crediti al consumo (+5 miliardi) e mutui ai privati (+5 miliardi).
Lo stesso rapporto segnala che le rate non pagate (sofferenze) sono lievemente calate di 1,9 miliardi da 201 miliardi a 199 miliardi con gli arretrati delle aziende scesi di 1,2 miliardi da 143 miliardi a 142 miliardi.

Un lieve miglioramento che riscontriamo anche analizzando altre fonti.
Come il rapporto The Italian Npl Market di PwC, secondo cui, nel 2016, per la prima volta dal 2008, le sofferenze si sono ridotte a livello di sistema Italia: in particolare gli Npe (Non Performing Exposures - una macro-categoria in cui è incluso tutto, sofferenze, incagli, crediti dubbi, l'esposizione totale a ciò che è non performing) si sono fermati a 331 miliardi a giugno 2016 (-3% rispetto a fine 2015); mentre i bad loans (sofferenze) si sono attestati a 197 miliardi, in diminuzione di circa 3 miliardi dai livelli di fine 2015.
Ma non c'è da sparare fuochi d'artificio, considerando che il 2016 sarebbe dovuto essere l'anno di accelerazione sulle dismissioni degli Npl, che in realtà non è stata così forte come nelle attese.
La crisi perenne delle banche non è solo una questione di bilanci: il mondo bancario sta cambiando pelle e non lo fa neppure troppo silenziosamente. Cambiano necessariamente i modelli di interazione. Basti pensare al numero di sportelli che chiuderanno nei prossimi anni: fanno specie gli 800 di UniCredit che saranno cancellati dal nuovo piano industriale nei prossimi quattro anni. Ma, "in base ai progetti presentati dai 10 maggiori gruppi creditizi (BancoPosta compreso), la rete degli sportelli bancari vedrà quasi 3.300 chiusure, oltre un decimo della rete territoriale nazionale, mentre altre migliaia saranno coinvolti in procedimenti di razionalizzazione dell'offerta." Il che vuol dire che dovrà cambiare il modello di interazione dei clienti con la banca. Gli istituti tradizionali stanno diventando sempre più virtuali perdendo quell'atout dell'accesso fisico che è da sempre il vero valore aggiunto del banking tradizionale, soprattutto per la fascia di popolazione con scarsa o nulla alfabetizzazione informatica.
Insomma, tutto converge perché Internet e le forme alternative di banking prendano il sopravvento, o almeno trovino la loro giusta posizione al fianco dei servizi bancari tradizionali. Le banche spariranno? Certo che no.


Ma per alcune categorie di servizi, e i prestiti alle micro e piccole imprese sono tra questi, saranno sostituite in maniera sempre più pervasiva dal Fintech.


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