La centrifuga della leadership
Gabrielli: l'impresa è ormai ridotta a strumento per massimizzare i profitti. Considero prioritario interrogarsi seriamente su quale siano il suo ruolo e la sua funzione nella società globalizzata e multiculturale il cui sviluppo segnerà i prossimi decenni
Viviamo un'epoca in cui è facile provare disorientamento.
Poter contare almeno su un leader che ci guidi è un desiderio di molte imprese.
Anche gli uomini d'affari, gli executive e i manager possono sentirsi prigionieri di questo meccanismo che imbavaglia le imprese e l'agire di molti dipendenti.
Come uscire da questa situazione?
Gabriele Gabrielli, Presidente della Fondazione Lavoroperlapersona, consulente, formatore ed executive coach, con alle spalle una significativa carriera in grandi imprese dove ha ricoperto la carica di Direttore Risorse Umane (Ferrovie dello Stato, Wind, Enel, Gruppo Coin, Telecom Italia) tratteggia un interessante percorso per superare questa situazione.

Nel suo ultimo libro, "Leadership sottosopra", edito da Franco Angeli, Gabrielli raccoglie numerose riflessioni su questi aspetti, racconta - da diverse prospettive - inquietudine, disagi, ma soprattutto speranza.
Sollecita impegno in un lavoro educativo che sviluppi una diversa e attiva consapevolezza, nella convinzione che le imprese e chi le guida possono fare molto in questa direzione, soprattutto testimoniando esperienze che le mostrino come luoghi fertili di significati e di senso per il lavoro.
Abbiamo intervistato l'autore.
Gabrielli, come le è venuta l'idea di scandagliare pregi e difetti della leadership?
"Quando mi sono accorto, scorrendo quanto avevo scritto negli ultimi tempi, che le riflessioni che andavo facendo erano percorse tutte da una domanda di fondo: come è possibile orientarsi in un'epoca in cui tutto si muove? Quello che viviamo è un periodo straordinario di innovazioni, è vero.

Ma anche un periodo in cui proviamo smarrimento perché i punti di riferimento vacillano, per questo cerchiamo disperatamente sostegni e punti di appoggio.
Chi ci guida in questi momenti? Dove possiamo indirizzare lo sguardo? Anche le leadership, infatti, sembrano essere sottosopra, cambiano e mutano, si perdono".
Lei affronta il concetto di leadership da diversi punti: lavoro, accoglienza, società.
Quali i tratti in comune del problema?
"Credo che il problema comune stia nella "perdita di senso", conseguenza del venir meno degli orizzonti morali.
Provo a spiegare meglio questo disagio che nasce da un deficit di significato nel campo del lavoro e dell'economia.
Quale senso può avere l'impresa in un'economia che è concepita come il regno degli affari e del profitto come fine, in contrapposizione alla società civile che sarebbe invece il luogo dove cercare e coltivare le virtù? La risposta può essere una sola: l'impresa è ridotta a strumento per massimizzare i profitti.
Il suo successo può essere misurato solo attraverso l'espandersi dell'ideologia di un mercato senza volti, senza relazioni e senza anima.
Questa prospettiva ancora dominante, seppur presenti crepe in più parti e registri critiche e prese di distanza oramai anche da parte di numerosi economisti, ha come conseguenza ?il primato della ragione strumentale'.
Tutto viene ridotto a mezzo, le persone sono convertite in risorsa e l'orizzonte dei fini scompare".