La volatilita' non è un indicatore di recessione negli Stati Uniti
Bowers (Franklin Equity Group): la politica e le elezioni non sono una componente rilevante della nostra analisi dei fondamentali. Tuttavia, ogni volta che si cambia lo status quo si crea incertezza e i mercati non gradiscono l'incertezza
Le preoccupazioni per la crescita nei mercati emergenti e il crollo dei economici generalmente positivi negli Stati Uniti, potremmo non essere in grado di evitare una caduta in recessione.
Ciò ha portato il pessimismo di mercato a livelli estremamente elevati nelle prime settimane del 2016.
Nonostante questi timori, continuiamo a ritenere che l'economia statunitense stia avendo un buon andamento e che il 2016 dovrebbe sorprendere molti con un modesto incremento degli utili societari, una forte spesa al consumo e una crescita del prodotto interno lordo (PIL) nell'ordine del 2%-3%.

Di norma, questi tipi di corse alle vendite su ampia scala creano - per gli investitori a lungo termine - opportunità di acquisto di società di alta qualità a prezzi interessanti e nelle ultime settimane siamo andati attivamente alla ricerca di occasioni per i nostri portafogli.
La politica e le elezioni non sono una componente rilevante della nostra analisi dei fondamentali; tendiamo a concentrarci su fattori tangibili come utili, cash flow libero e identificazione di opportunità di crescita ad alto potenziale.
Tuttavia, ogni volta che si cambia lo status quo ante si crea incertezza e i mercati non gradiscono l'incertezza.
Penso che l'incertezza politica riguardo alle elezioni presidenziali statunitensi del 2016 abbia contribuito in parte alla volatilità osservata dall'inizio dell'anno.
Sono propenso a prevedere che i mercati resteranno volatili fino alla conclusione delle primarie presidenziali, quando avremo un quadro più chiaro di chi saranno i candidati dei principali partiti e in cosa consisteranno le loro proposte politiche.