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16/03/2016

economia

Eurozona: cambiano i venti del mercato

McCann (Standard Life Inv.): la combinazione tra attività globale debole, stress finanziario e aumento dell'incertezza rappresenta una minaccia per la ripresa della regione. E la Germania ...

Il commercio estero ha fornito un sostegno significativo per l'economia della zona euro durante alcuni dei suoi giorni più bui. Il commercio netto ha incrementato la crescita del PIL di 0,7 punti percentuali nel 2011 e 1,2 punti percentuali nel 2012, quando infuriava la crisi del debito sovrano. In parte, questa situazione è stata guidata dalla debolezza domestica, con la contrazione dei consumi interni e la conseguente riduzione della domanda di servizi e beni importati. Tuttavia, le esportazioni erano il solo lato positivo in questa fase, aiutate in parte dalla forte crescita in alcune aree del mondo emergente.
Gli scambi commerciali netti hanno aiutato meno nel corso della ripresa dell'Eurozona. Infatti, una ripresa della domanda interna ha innescato un rinnovato appetito per le importazioni, lasciando gli scambi commerciali netti a un livello sostanzialmente neutrale dal punto di vista della crescita aggregata dal 2013.
Inizialmente si sperava che il deprezzamento significativo dell'euro potesse contribuire a un aumento delle esportazioni dell'Eurozona, favorite dall'incremento delle quote di mercato da parte delle aziende più competitive.

Tuttavia, questo effetto è stato frenato dalle forti delusioni nel commercio globale.
Secondo i dati mensili di Eurostat la crescita totale delle esportazioni della zona euro è scesa al 1,3% anno su anno nel mese di dicembre. Ci sono ancora alcuni lati positivi, con un export in crescita del 10% anno su anno nel Regno Unito e il 7% anno su anno negli Stati Uniti. Tuttavia, la debolezza in molti mercati emergenti ha tirato il freno, con le esportazioni verso la Cina in ribasso di oltre il 7% e quelle verso l'America Latina dell'1%.
Le economie dell'Eurozona più sensibili alle condizioni del commercio mondiale sono state le più colpite. La Germania è un buon esempio dati i suoi stretti legami commerciali con alcuni dei mercati emergenti che hanno avuto le peggiori performance. Gli scambi commerciali netti hanno sottratto alcuni 0.5 punti percentuali dal PIL nel quarto trimestre, spinti dalla forte delusione sull'andamento delle esportazioni. L'origine di questa debolezza rappresenta una sorpresa. Le esportazioni verso l'Asia sono in calo del 3% anno su anno; in particolare nell'ambito di macchinari e altri beni strumentali.

Continuiamo, invece, a vedere i segni di una forte domanda interna domestica. Il consumo privato tedesco è aumentato del 2% l'anno scorso, la migliore performance in 15 anni, mentre il mercato del lavoro continua a restringersi. Allo stato attuale, stiamo assistendo a un difficile ribilanciamento tra una forte economia interna e un settore esterno in difficoltà.
Purtroppo, i dati più recenti indicano che le turbolenze provenienti dall'esterno potrebbero essere in crescita. L'indice PMI dell'Eurozona in febbraio è sceso ai minimi degli ultimi 12 mesi, a causa dei dati deboli di produzione, nuovi ordini e intenzioni di assunzione. In Germania sembra andare peggio, con l'indagine IFO che mostra un dato sulle aspettative ai minimi da tre anni a questa parte. Ci sono inoltre indicazioni che queste turbolenze esterne stiano influenzando il sentiment anche in altri settori. L'indice PMI dei servizi nell'area euro ha raggiunto il ribasso peggiore degli ultimi 12 mesi, suggerendo un raffreddamento più ampio dello slancio in tutta l'Eurozona.
La combinazione tra attività globale debole, stress finanziario e aumento dell'incertezza rappresenta una minaccia per la ripresa dell'Eurozona.


La Banca Centrale Europea (BCE) dovrebbe essere preoccupata, dato che l'area euro è ancora nelle fasi iniziali della ripresa. Le lezioni degli ultimi 12 mesi hanno dimostrato che il deprezzamento valutario è meno favorevole in un contesto di debolezza del commercio globale.
La BCE dovrebbe piuttosto concentrarsi sul potenziamento della domanda interna. Per fare questo, ha bisogno di fare in modo che lo stress finanziario non ostacoli la trasmissione della sua politica monetaria all'economia reale. Aspettatevi una serie di azioni politiche in occasione della prossima riunione di marzo.

James McCann, UK/Europe Economist, Standard Life Investments


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