Le PMI sottovalutano i rischi di attacchi informatici e gli imprevisti nella supply chain
Delpino (Zurich): i rischi percepiti dalle aziende italiane sono ancora relativamente bassi. Il 13,5% ritiene di non essere soggetto a potenziali attacchi informatici e il 58,5% ritiene che la perdita di fornitori di riferimento non avrebbe ricadute sull'attività ordinaria
Nel 2015 le PMI a livello mondiale hanno leggermente aumentato la propria preoccupazione nei confronti di attacchi informatici - passando dal 4% all'8% - ma il pericolo è ancora ampiamente sottovalutato: solo il 17% ritiene infatti di essere soggetto a episodi di cybercrime, nonostante le PMI trovino nei nuovi canali di vendita, come per esempio le vendite online, la principale chiave di crescita.

Si pensi ad esempio che il rischio informatico viene posizionato solo in dodicesima posizione, ad eccezione di Malesia, Turchia e America, in cui il rischio si posiziona rispettivamente al quinto e al sesto posto.
Nel corso dell'ultimo anno i principali timori delle PMI in materia di cyber risk sono legati alla sottrazione illecita di dati relativi alla clientela (28%).
Seguono al secondo posto, con il 16%, danni di reputazione e di immagine.
I risultati emergono dalla terza edizione del sondaggio internazionale di Zurich Insurance Group e realizzato da GFK Eurisko su un campione di 3.000 Piccole e Medie Imprese in 15 Paesi del mondo in Europa, America e Asia-Pacifico negli ultimi 12 mesi, in tema di attacchi informatici e gestione strategica dei fornitori.
In Italia, il cyber risk è ancora sottovalutato
Nel corso dell'ultimo anno i principali timori delle PMI italiane legati al fenomeno del cybercrime sono legati al Furto dei dati dei clienti (25%); interruzione del business (virus, oscuramento del sito) (23,5%) e danno reputazionale (11,5%).