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22/07/2015

economia

La Cina deve agire per evitare la crisi politica

Hansen (Saxo Bank): saranno effettuati altri tentativi per arginare il tracollo borsistico, prima che vada oltre l’'essere una questione finanziaria. Lo spostamento verso un’'economia basata sui consumi interni va a rilento

Siamo stati molto scettici riguardo il potenziale dell'economia cinese e la nostra previsione per la sua crescita ben al di sotto del consensus rifletteva questi dubbi. In mezzo al caos attuale in Cina, una cosa è assolutamente chiara: l'economia cinese deve orientarsi verso un sistema più "occidentale", guidato cioè dalla domanda, e non può più contare sulla crescita alimentata unicamente dagli investimenti.
Il rendimento degli investimenti in Cina si è semplicemente ridotto troppo e la politica di un debito sempre più in crescita, sia privato sia pubblico, è stata necessaria per mantenere la crescita vicino agli obiettivi dichiarati. La nostra principale preoccupazione circa l'economia cinese è che questo riequilibrio verso un'economia maggiormente basata sul consumo possa avvenire troppo lentamente.
Mentre questa lentezza significherebbe meno dolore a breve termine, dato che l'economia può ancora contare sugli investimenti, a lungo termine non farebbe che accrescere maggiormente l'entità del problema.
I recenti interventi della banca centrale - la Banca Popolare Cinese ha tagliato il coefficiente di riserva obbligatoria per le banche commerciali se soddisfano alcuni standard di prestito e ha tagliato il tasso di interesse di riferimento di 25 punti base - sembrano poco coerenti considerando i dati economici.


Ciò è particolarmente strano date le preoccupazioni per gli investimenti finanziati da debiti nel mercato azionario. La conseguenza di questi investimenti alimentati dal debito con la Borsa crescita esponenziale, è ora avvertita in modo molto drammatico in Cina, dove milioni di investitori stanno cercando di minimizzare le perdite vendendo disperatamente i loro portafogli. Vendite, che si sono trasformate in una fuga precipitosa dopo il fallimentare intervento governativo durante il fine settimana, e che hanno portato in sole tre settimane un crollo del 33% dello Shanghai Index.
Con più di 80 milioni di investitori cinesi che ora sentono l'impatto di questa drammatica correzione, le implicazioni per il resto del mondo si stanno chiarendo.
La Grecia è un problema con effetti collaterali soprattutto nel medio termine per l'Unione Europea, dove la questione centrale è il rischio di contagio, e cioè che la Grecia diventi il modello per un'eventuale uscita di altri Paesi periferici. Forse l'Italia, con il suo debito pubblico altissimo, potrebbe essere il primo Paese ad ammalarsi di Grexit, ma non tralasciamo la Spagna, che avrà le elezioni a dicembre.

I rischi in Cina sono invece più immediati e rappresentano un pericolo incombente per l'Australia e le altre economie che sono esportatori di materie prime verso la Cina. Eventuali rischi per la stabilità finanziaria cinese potrebbero farsi sentire molto rapidamente, in aggiunta anche a ciò che abbiamo già visto in termini di calo dei prezzi nel comparto delle materie prime. Il ferro (iron ore), che è particolarmente dipendente dalla crescita cinese, è sceso del 10% l'8 luglio - il livello più basso dal 2009 e forse la più grande caduta in una sola seduta di scambi nella storia recente. Nel corso della scorsa settimana aveva lasciato sul campo il 25%.
A parte i mercati azionari della regione che pagano la debolezza in Cina, il settore delle materie prime ha subito un duro colpo. L'indice delle commodity di Bloomberg che replica 22 materie prime, è sceso del 7% finora questo anno e negli ultimi giorni ha perso il 4,2%, il calo più marcato dal 2011. Il petrolio, che è già ostacolato da un eccesso di fornitura globale e dagli sforzi dell'Arabia Saudita di spingere i produttori americani di shale oil fuori mercato, il 7 luglio ha visto il più grande calo in una sola seduta in cinque mesi.


Il petrolio, infatti, è sotto pressione su più fronti: il calo delle azioni cinesi, la prospettiva del ritorno sul mercato dell'Iran e la scarsa liquidità. Il greggio ha bisogno di definire una nuova banda di oscillazione delle sue quotazioni e potremmo vedere il petrolio WTI attorno a $ 50 con il rialzo potenziale limitato sino a $ 58.
Tornando alla Cina, abbiamo visto i dati economici, inclusi quelli sulla fiducia (PMI), stabilizzarsi dopo una certa debolezza nei primi mesi del 2015, e alcune manovre della banca centrale messe in campo per contrastare la debolezza dei mercati azionari. Ma finora la PBOC è risultata decisamente perdente in questo sforzo.
Questo ci porta a prevedere che saranno effettuati altri tentativi per arginare il tracollo borsistico, prima che si trasformi, da essere una questione finanziaria a diventare un problema politico per i governanti di Pechino.

Ole Sloth Hansen, Head of Commodity Strategy di Saxo Bank

 


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