Confcommercio: per le Camere di Commercio si' alla riforma, no allo smantellamento
Una ricerca rivela che oltre il 70% delle imprese del terziario ritiene indispensabile il sistema camerale e buona la qualità dei servizi resi
La previsione di un dimezzamento dei diritti camerali a partire dal 2015, contenuta nel decreto di riforma della P.A., rappresenta di fatto il primo passo verso lo “smantellamento” del sistema delle Camere di Commercio che, in questi anni, è stato un esempio di come un ente pubblico gestito direttamente dal mondo delle imprese e delle associazioni possa valorizzare le attività economiche dei territori, anche in ambito internazionale, in maniera efficiente e trasparente.

Invece, la strada intrapresa dal Governo, non solo costringerebbe tante Camere di Commercio a chiudere i battenti, ma metterebbe anche a rischio gli equilibri economici di tanti territori e procurerebbe un ulteriore danno al sistema delle Pmi.
Cancellare le Camere e redistribuirne le funzioni ad enti locali, uffici periferici dello Stato o addirittura ad Agenzie di nuova costituzione, comporterebbe, non solo un costo per le finanze pubbliche, ma farebbe anche il venir meno tutta una serie di attività volte alla promozione delle economie locali e priverebbe le imprese di un sostegno concreto e continuo in termini di servizi e di attività di coordinamento e confronto delle varie rappresentanze.
Sostegno confermato, peraltro, da una recente indagine di Confcommercio.
Per questo motivo Confcommercio ha mobilitato tutte le strutture confederali, Associazioni territoriali e Federazioni, per promuovere una vera e propria campagna di informazione sui danni che la strada intrapresa dal Governo produrrà e sulla necessità di avviare un’azione di riforma complessiva del sistema camerale.