Le nuove sfide delle PMI italiane in tempo di crisi: il capitale di rischio
Rolleri e Vico (Assiom Forex): Quotazione su AIM Italia o equity crowdfunding sono efficaci. Ma occorre un cambio di mentalità degli imprenditori.
Troppo basso il livello di capitalizzazione
In Italia le PMI hanno un peso sul tessuto industriale più rilevante rispetto agli altri Paesi europei in termini di contributo sia al valore aggiunto che all’occupazione come dimostrato anche dal recente report annuale curato dalla Commissione Europea.
L’Italia è al primo posto nell’UE per numero di PMI (99,9% del totale), quasi il doppio della Germania.
L’80% delle persone occupate in Italia lavora nelle PMI, contro una media UE del 66%.

Inoltre, le piccole e medie imprese italiane, in controtendenza rispetto alle classifiche europee, presentano una buona propensione a innovare: sul totale della spesa per innovazione delle aziende del nostro Paese pari a circa 16 miliardi di euro, 7,8 miliardi sono a carico delle PMI.
Altri dati incoraggianti sulle imprese manufatturiere italiane vengono da un recente studio promosso da Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison.
Secondo lo studio, l’Italia è uno dei cinque Paesi al mondo che vanta un surplus manifatturiero superiore ai 100 miliardi di dollari.
Inoltre, su un totale di 5.117 prodotti (il massimo livello di disaggregazione statistica del commercio mondiale), nel 2012 l’Italia è stata prima, seconda o terza al mondo per attivo commerciale con l’estero in ben 935.
In base ai dati forniti da SACE, le esportazioni sono aumentate anche durante gli anni di crisi per un controvalore di circa 390 miliardi di euro nel 2013 (30% del PIL; CAGRââ‚ââ +10%), che raggiungerà un valore di circa € 539 miliardi nel 2017.
Le PMI italiane mostrano quindi segnali incoraggianti per i risultati ottenuti nell’innovazione, nella tendenza ad esportare, nell’eccellenza in specifiche nicchie di mercato, nell’efficienza ambientale.

Il problema più grave rimane quindi quello del credit crunch che colpisce le PMI italiane più di quelle europee a causa soprattutto della loro sottocapitalizzazione.
Di qui la necessità per gli imprenditori italiani di identificare altri strumenti di “funding”.
Per funding si intendono tutti gli strumenti economico-finanziari in grado di liberare cassa alle imprese, in particolar modo per investimenti di natura strategica.
Uno dei principali fattori di squilibrio delle PMI italiane, rispetto a quelle straniere, è l’eccessivo ricorso all’indebitamento finanziario, in tutte le sue forme, rispetto ad una maggiore capitalizzazione, fattore questo che limita fortemente le potenzialità di sviluppo ed internazionalizzazione della piccola e media impresa italiana e, conseguentemente, la propria competitività.