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20/12/2023

idee

Il ruolo delle relazioni all'interno di una strategia di Open Innovation

Benedetto Buono: capire come si sviluppano e come coltivarle diventa un elemento vincente

Dagli ultimi dati dell'Osservatorio sulla Digital Innovation risulta evidente come sia necessario che le aziende adottino approcci collaborativi allo sviluppo, motivo per cui già l'83% delle grandi imprese fa Open Innovation e il 45% di esse possiede addirittura un budget dedicato, il 41% ha creato un reparto o un ruolo destinato alla gestione dell'innovazione, mentre il 9% ha instaurato un comitato di innovazione interfunzionale. Il digitale è diventato, quindi, un asset imprescindibile e l'innovazione una vera e propria leva abilitatrice per nuove opportunità, sia per le grandi imprese che per le startup. Risulta di conseguenza chiaro come, per massimizzare i risultati e la creazione di valore condiviso, sia necessario che gli approcci collaborativi ricoprano un ruolo centrale per il management, per favorire così anche lo scambio di informazioni, idee e opportunità. Proprio per questo e come dimostrano anche i dati poco sopra riportati, è sempre più frequente che all'interno delle organizzazioni vengano creati team di progetto o comitati interfunzionali dedicati all'innovazione. Il capitale tecnologico e quello finanziario, seppur imprescindibili, ormai infatti non bastano più.

 



Le relazioni sono la soluzione al fabbisogno di innovazione 


Da quando l'Open Innovation è diventato uno dei temi più rilevanti degli ultimi anni, per ridurre costi e rischi dei processi di innovazione interni e cogliere nuove opportunità, si è reso necessario ricorrere a strumenti e idee esterne agli ecosistemi delle aziende, facendo leva su relazioni con startup, università, istituti di ricerca, consulenti e aziende, sia concorrenti che non. Saper costruire e coltivare il capitale relazionale e alimentare il dialogo con gli stakeholder, per generare un valore concreto e sostenibile da veicolare attraverso una strategia di successo è il vero asset strategico di un'impresa. Il capitale relazionale è un valore intangibile che, se correttamente e strategicamente gestito, può diventare un fattore critico di successo ed essere l'elemento chiave alla base del vantaggio competitivo che una qualsiasi organizzazione deve necessariamente avere. Attivare e coltivare contatti tramite il networking, gestire rapporti e relazioni, alimentare la fiducia reciproca e scambiarsi informazioni, sono elementi strategici che vanno sapientemente modulati per massimizzare il valore del capitale relazionale stesso e per creare nuove occasioni di creatività e sviluppo.



Come sviluppare correttamente le relazioni all'interno di una strategia di Open Innovation 


Un approccio di lungo periodo, strutturato e strategico, è fondamentale nella gestione del capitale relazionale per alimentare lo sviluppo delle strategie di Open Innovation delle grandi organizzazioni, dove ci si scambiano quotidianamente idee e informazioni e le relazioni hanno, a questo proposito, un ruolo centrale. Diviene necessario considerare le relazioni umane un asset imprescindibile e di proprietà dell'intera organizzazione (non più, quindi, nelle mani di pochi individui) al pari delle altre già citate tipologie di capitale, quello finanziario e tecnologico, perché sono anch'esse chiave per alimentare i processi innovativi e, in ultima istanza, la creazione di nuovo business. È quindi utile definire gli obiettivi e il target di sviluppo del capitale relazionale; analizzare il contesto e la pianificazione delle linee di azione; allocare le risorse per implementare tali linee di azione; monitorare e valutare i risultati ottenuti. Anche dedicare un budget e un presidio organizzativo ad hoc, sviluppando competenze nuove che, nel libro, "Innovationship - L'innovazione guidata dal capitale relazionale", scritto da Benedetto Buono e Federico Frattini ed edito da Egea, sono state individuate sotto il cappello del CNO - il Chief Networking Officer.



Il mondo iper-complesso e multi-stakeholders contemporaneo richiederà sempre più un approccio olistico al capitale relazionale delle organizzazioni, indipendentemente dalla loro dimensione o dal settore in cui operano. Emerge potente e chiaro, quindi, il bisogno delle organizzazioni di dotarsi di modelli, strumenti e competenze adatti a pianificare, utilizzare e monitorare strategicamente il capitale relazionale, in primis a favore della propria capacità innovativa che, in ultima analisi, è essa stessa capacità di competere e continuare a rimanere rilevanti nei propri mercati di riferimento. 



Benedetto Buono, founding partner di Buono & Partners e Direttore del Professional Program in Business Networking della POLIMI Graduate School of Management



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