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12/07/2023

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Augusto Abbarchi (Workday): dalla gestione delle risorse umane alla gestione del valore umano

Come le aziende stanno rivoluzionando l'analisi, la gestione delle risorse umane e la pianificazione finanziaria attraverso l'adozione di soluzioni digitali innovative

La pianificazione e la modellazione sono elementi necessari per gestire le aziende moderne. Ne abbiamo parlato con Augusto Abbarchi, Country Manager, e Fabrizio Rotondi, Chief Operating Officer, EMEA South, di Workday. E' stata l'occasione un po' per capire come sta andando il mercato, ma anche per fare il punto su come le aziende stanno ripensando ai processi interni, con focus sulle risorse umane e gestione finanziaria.

Un momento certamente interessante per chi offre strumenti per le aziende.


A.A. - E' un mercato effervescente, ci sono i problemi e le opportunità. La mia opinione personale è che la gestione delle risorse umane è in un momento di svolta piuttosto evidente. Una volta la gestione delle HR, così come anche di altri processi di business, era un qualcosa di piuttosto stabile. Le persone venivano assunte, venivano poi sviluppate all'interno dell'azienda in maniera abbastanza determinata con piani di carriera possibili. Oggi ci sono dei fattori che cambiano un po' tutto lo scenario, a partire dall'instabilità del business in generale, che fa sì che i profili di skill che di cui le aziende hanno bisogno cambiano molto velocemente.

Stiamo parlando di trasformazioni molto profonde. Le aziende oggi devono progettare quali saranno i profili di skill che di cui avrà bisogno nel giro di 2 o 3 anni, questo è diventato chiave per rimanere competitivi. Il secondo punto che noto è che i millennial e i giovani in qualche modo richiedono un trattamento molto diverso. Senza citare l'azienda, posso fare un esempio di un'impresa che ha assunto dieci giovani neolaureati, ma che dopo sei mesi ne è rimasto uno, gli altri hanno abbandonato perché non si ritrovavano nel modo di lavorare o non si rispecchiano nei valori: questo è diventato un problema con le metodologie tradizionali.
Una volta si entrava in azienda, veniva formati, c'era tutto il tempo per farlo, c'era la pazienza, anche perché era un mondo diverso. I giovani chiedono engagement, chiedono di occuparsi immediatamente di tematiche di interessanti per loro e vogliono crescere velocemente. E questa crescita deve essere monitorata e apprezzata dall'azienda per la quale lavorano, ma significa cambiare approccio.

E come pensate possa migliorare l'engagement dei dipendenti?


F.

R. - L'employee engagement in Italia è estremamente basso, come evidenziato dai dati di Gallup che posizionano il nostro Paese all'ultimo posto in Europa. Solo il 4% dei lavoratori si sente effettivamente coinvolto nella missione aziendale. Questo è un problema grave perché l'engagement è fondamentale per motivare le persone a dare il meglio. Quando i dipendenti si sentono coinvolti possono lavorare in modo più efficace. Per migliorare l'engagement, le aziende italiane dovranno innanzitutto rivalutare il ruolo delle persone e coinvolgerle maggiormente nelle decisioni strategiche. Il processo deve partire dall'alto, con la dirigenza che dovrà dare l'esempio e dimostrare realmente di considerare importante il contributo dei dipendenti.
E' fondamentale anche introdurre nuove tecnologie che permettano ai lavoratori di interagire e svolgere le proprie mansioni in modo facile e intuitivo, come già avviene nella loro vita privata. Soprattutto per i giovani, la tecnologia rappresenta un fattore chiave per sentirsi realmente coinvolti in azienda.
In ultimo, le aziende dovranno puntare maggiormente sulla formazione e sullo sviluppo delle carriere, dando ai dipendenti gli strumenti per crescere e responsabilizzandoli.

Solo così potranno sentirsi valorizzati e dare il meglio in termini di motivazione e performance.
Stiamo parlando di un cambiamento culturale e una revisione profonda dei processi aziendali, mettendo davvero le persone al centro. La tecnologia potrà supportare questa trasformazione, ma da sola non sarà sufficiente.

Talenti o risorse.


F.R. - Dobbiamo vedere i lavoratori come risorse preziose, non solo come "talenti". Mantenere e ottenere il massimo dalle nostre persone è fondamentale per il successo aziendale. Questo richiede una visibilità sulle loro competenze e su come le applicano in pratica. Raccogliendo dati sui dipendenti da diverse fonti - i loro ruoli, progetti, formazioni e così via - possiamo creare una matrice delle competenze per la gestione da utilizzare in modo più efficace.
Per esempio, quando ci imbattiamo in un progetto che richiede specialisti in project management e determinate normative, la matrice delle competenze può aiutarci ad identificare le persone giuste da assegnare al progetto. Ma non è sufficiente solo abbinare le competenze: dobbiamo vedere come i le persone le hanno applicate in passato e quali risultati hanno ottenuto.


Questo livello di conoscenza è all'interno delle nostre soluzioni per le nostre risorse umane e ci consente di massimizzare le possibilità di realizzare i progetti rapidamente e creare valore assegnando le persone giusti agli incarichi giusti.

Il ruolo del digitale qual è?


A.A. - Le tecnologie come AI e machine learning possono aiutarci a ottenere questa visibilità, analizzando i dati sugli dipendenti su larga scala. Ma i dati di per sé non sono sufficienti: alla fine abbiamo bisogno di un cambiamento culturale che riconosca le nostre persone come i veri motori del successo aziendale. Bisogna capire e sfruttare le loro competenze, esperienze e capacità specifiche in modo mirato per liberare il maggior valore possibile per l'organizzazione.

I dati sono fondamentali.


F.R. - La disponibilità infinita di dati cambia il paradigma e ci obbliga a cercare di massimizzare i risultati per i clienti, che sono i beneficiari finali degli strumenti che forniamo. Già oltre 20 anni fa studiai i network neurali, precursori del machine learning di oggi.


La differenza la fa la qualità del database su cui si addestrano gli algoritmi. Noi abbiamo a disposizione oltre 16 milioni di profili e 3,1 miliardi di dati al giorno che, rispettando regolamentazioni e etica, ci permettono una precisione elevata nelle previsioni. Ad esempio, siamo in grado di prevedere con il 95% di accuratezza la propensione di un cliente a cambiare banca.
Servono i dati, ma servono le regole per gestire la capacità che ciascun utente ha di navigare sui dati aggregati, andando sempre più a quello di dettaglio e ritornare all'aggregato. Questo fa la differenza. Le nostre soluzioni permettono di vedere il dato aggregato e andare a fondo su qualsiasi tipo di dettaglio, per poi poter tornare indietro. A livello di gestione finanziaria, questo fa la differenza ed è decisivo per poter prendere le giuste decisioni.



Voi siete conosciuti sia perché le applicazioni sono sul cloud, sia perché realizzate le soluzioni insieme ai clienti.


F.R. - L'esempio di Netflix è calzante. Netflix nacque distribuendo DVD ma ha saputo evolversi diventando pioniere dello streaming nel 2007.


Una trasformazione basata sull'ascolto dei clienti e delle loro esigenze. Hanno usato la nostra piattaforma per gestire questo cambiamento, spiegava il manager di Netflix che ho recentemente incontrato. Quando hanno iniziato a produrre serie originali, hanno utilizzato la nostra piattaforma finanziaria per creare dei modelli facilmente replicabili per valutare i costi e la redditività di ogni serie. Per loro è stato un passaggio logico e naturale, ma soprattutto ha portato risultati.

Come cambierà il modo in cui le aziende operano sul mercato?


A.A. - Ci si aspetta che il modo di lavorare cambi e si concentri di più sulle attività a valore aggiunto, dal momento che l'automazione farà risparmiare molto tempo su compiti ripetitivi. Questa è una trasformazione profonda, anche se alcuni la vedono negativamente pensando che le persone perderanno il lavoro. L'opportunità è che il lavoro diventi più interessante e intelligente, focalizzandosi su ciò dove il contributo umano è cruciale e riducendo le attività amministrative.
Ora la chiave è prepararsi al futuro. Essere in grado di avere una solida base con un sistema come Workday, in modo che quando arrivano nuove esigenze, come sull'impatto della sostenibilità, si è pronti con un database organizzato per essere conformi velocemente.


La preparazione al cambiamento e avere solidi fondamenti è fondamentale, ed è questo che Workday può aiutare i clienti a fare. È per questo che siamo nel quadrante magico di Gartner, per prepararci al futuro.

Quanto oggi le aziende sono realmente coinvolte in questo processo?


A.A. - Forse più di quanto ti aspetti. Penso che oggi ci sia una forte spinta dal mercato a dover cambiare atteggiamento. Le resistenze vengono meno a causa dei cambiamenti in atto, che sono effettivi.
Per esempio, McKinsey al nostro evento diceva che abbiamo sempre parlato del divario digitale che separava l'Italia dagli altri Paesi. Ora è stato quasi azzerato, in due anni il divario digitale che ci caratterizzava è stato quasi cancellato perché tutti hanno dovuto adeguarsi ad usare videoconferenze, social media, per necessità.
Questi cambiamenti forti sono obbligatori e quindi le resistenze vengono superate più velocemente. Notiamo una sensibilità in crescita, che nasce anche dalla sofferenza nell'adozione del cloud o dal fuggi fuggi delle risorse umane.


Non direi che c'è da fare grande opera di evangelizzazione, sono i fatti che costringono le persone a ripensarsi in questo momento.
Nel nostro Paese la trasformazione digitale è stata discontinua. Ora molte tecnologie, come intelligenza artificiale e blockchain, stanno maturando contemporaneamente. Le aziende devono interrogarsi e cambiare approccio, è un momento irripetibile.
È un momento di grandi opportunità per chi capisce e adotta rapidamente le giuste tecnologie per competere. Le persone non possono farne a meno, ma spazio di opportunità rimane per chi sarà più veloce. Un tempo le risorse umane erano marginali, oggi diventano core business.

Il cloud permette la personalizzazione o parlare di standard?


A.A. - I prodotti cloud hanno cambiato approccio. Noi parliamo di parametrizzazione. I vantaggi sono vari: le analisi condivise dalla community, l'innovazione ricevuta senza modifiche, upgrade più facili. Il cambiamento di mentalità è passare da "voglio realizzare qualcosa con il tuo prodotto" a "partiamo dai tuoi processi standard e aggiungiamo solo ciò che serve".


Prodotti parametrizzati comportano progetti più facili, veloci ed economici nel tempo.
Workday lo ha dimostrato con 10.000 clienti anche grandi che hanno accettato di non avere tutto su misura. Puoi configurare il processo aziendale e attivarlo subito per tutti. Con i sistemi on premise ci volevano mesi. Oggi il cloud copre ciò che serve, è questione di configurarlo al meglio per visione e necessità aziendali, anche future.


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