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12/06/2019

economia

Mercati Emergenti: l'escalation del conflitto commerciale causa forti ribassi

Secondo Raiffeisen CM, il tema della guerra commerciale tra USA e Cina finora ha colpito soprattutto i mercati finanziari e la psiche degli investitori

Mentre ad aprile i mercati azionari dei Paesi emergenti hanno ripreso in gran parte a crescere, all'inizio di maggio le azioni sono di nuovo scese significativamente, dopo che il presidente USA Trump aveva improvvisamente intensificato il conflitto commerciale con la Cina. Un rapido accordo, in precedenza scontato da molti operatori del mercato, per ora sembra quindi essere ancora lontano.
La Cina, dal canto suo, potrebbe reagire con ulteriori stimoli fiscali e monetari, che potrebbero portare a impulsi positivi per l'economia globale e per molti paesi emergenti. Gli effetti economici del conflitto commerciale al momento sono ancora abbastanza contenuti. L'impatto negativo sulla psiche degli investitori e sui mercati finanziari sembra essere relativamente molto più grande. Sono da prevedere ulteriori fluttuazioni dei corsi a seconda dello svilupparsi delle notizie. In generale, tuttavia, le prospettive per i prossimi mesi rimangono ancora positive.

Ribassi per azioni e obbligazioni dei mercati emergenti

Ad aprile i mercati azionari hanno ripreso a salire, con aumenti in gran parte molto più modesti rispetto ai primi mesi dell'anno.

L'indice MSCI EM è cresciuto del 2% circa. Il guadagno è stato molto più consistente per i mercati sviluppati, dove è stato registrato un aumento medio di circa il 3,4%. L'S&P500 negli USA ha addirittura raggiunto un nuovo massimo storico.
All'inizio di maggio il presidente USA Trump ha sorpreso i mercati con un'improvvisa escalation della controversia commerciale con la Cina. Ha annunciato che le tariffe punitive già esistenti sulle importazioni cinesi pari a 200 miliardi di dollari USA saranno aumentate dal 10% al 25% e ha minacciato di imporre tariffe punitive su tutte le importazioni dalla Cina.
A quanto pare, la Cina avrebbe nuovamente messo sul tavolo punti già negoziati. La mossa ha sorpreso i mercati, dopo che la Casa Bianca nelle settimane precedenti aveva più volte accennato a un possibile accordo nel prossimo futuro. La Cina, di seguito, ha annunciato ritorsioni. Successivamente, i corsi delle azioni hanno ceduto su tutti i fronti. Tuttavia, mentre negli USA si è relativamente subito registrato un movimento contrario, il momentum negativo nei Paesi emergenti è continuato.

Afflussi di capitale verso i bond emergenti e deflussi dall'azionario, soprattutto in Asia

L'indice azionario MSCI EM ha perso quasi l'8% dall'inizio del mese alla data di questo articolo.

Il peggioramento del sentiment di rischio ha lasciato tracce evidenti anche sulle obbligazioni dei mercati emergenti (EM). I premi di rendimento sui titoli di Stato USA hanno registrato un forte aumento. Tuttavia, la reazione è stata più moderata che sui mercati azionari.
A differenza dell'azionario, gli afflussi di capitale verso i bond emergenti stanno continuando; a livello cumulato sono addirittura ai massimi storici. D'altra parte, gli investitori internazionali hanno nuovamente ritirato capitale netto dai mercati azionari EM, una tendenza che si può osservare da circa una decina di settimane e che colpisce in particolare i mercati asiatici.
In generale, il tema della guerra commerciale finora ha colpito soprattutto i mercati finanziari e la psiche degli investitori. Fin qui, le conseguenze per l'economia reale, sono ancora abbastanza limitate, sempre che possano essere chiaramente attribuite al conflitto commerciale. È, per esempio, discutibile quanto dell'attuale forte calo dei volumi delle esportazioni a livello mondiale sia effettivamente dovuto ai dazi punitivi e al conflitto commerciale e quanto sia dovuto al rallentamento economico generale in Cina e altrove.




Il nuovo stimolo cinese potrebbe aiutare i paesi emergenti e l'economia globale nel secondo semestre

È chiaro, tuttavia, che un'ulteriore escalation e una durata prolungata del conflitto non rappresenteranno un vantaggio per l'economia globale. Paradossalmente, la nuova escalation potrebbe essere positiva per molti paesi emergenti nella seconda metà dell'anno. È probabile che il governo cinese sostenga l'economia con ulteriori stimoli fiscali e monetari e, in caso di dubbio, preferirebbe adottarne un po' di più che troppo pochi. Non solo per ridurre l'impatto negativo sulla propria economia, ma anche per migliorare la propria posizione negoziale nei confronti di Trump con un'economia solida.
Di conseguenza, anche l'economia globale e soprattutto molti paesi emergenti dovrebbero beneficiare di tali stimoli. Nonostante gli sviluppi politici negativi delle ultime settimane e molti indicatori congiunturali globali al momento ancora deboli, rimaniamo quindi ottimisti anche per il resto dell'anno.

Un accordo rapido non è probabilmente in vista, ma allo stesso tempo non è nemmeno escluso

E anche sul tema della guerra commerciale è ancora assolutamente possibile trovare un accordo, anche se molto probabilmente sarà solo una tappa intermedia nel grande conflitto geopolitico tra gli USA e la Cina.


Da tempo abbiamo sottolineato in questa sede che è in gioco molto più di una semplice controversia commerciale. Qualsiasi compromesso dovrebbe quindi essere più che altro un cessate il fuoco temporaneo piuttosto che una soluzione permanente.
Tuttavia, entrambe le parti non hanno un margine di manovra illimitato, ma anche incentivi a scendere a certi compromessi. Soprattutto se il Presidente Trump ha l'impressione che un accordo potrebbe essere più vantaggioso per una sua rielezione che un conflitto persistente, potrebbe cercare di presentare per la prima volta in assoluto un accordo in vista delle elezioni presidenziali previste per la fine del 2020. Quanto potrà durare questo accordo è tutta un'altra questione.


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