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13/06/2018

idee

L'incertezza politica ed il protezionismo USA non frenano i CFO italiani

Raffo (Deloitte): ad oggi sempre più Chief Financial Officer ritengono che questo sia il momento giusto per assumere maggiori rischi, incrementare la forza lavoro e investire

E' un quadro decisamente interessante quello che emerge dall'edizione primaverile della Deloitte CFO Survey, condotta a livello europeo su un campione di 20 Paesi e più di 1.600 Chief Financial Officer. Vediamo i dati principali.
In Italia e UK si registrano i più alti livelli di incertezza percepita: in Italia, più di un CFO su due (53%) considera il contesto esterno come altamente incerto (+54 punti percentuali rispetto al dato rilevato nell'autunno 2017); in UK, l'86%. L'instabilità politica interna italiana preoccupa più di un CFO su due (59%; +13 punti percentuali rispetto sei mesi fa).
Le politiche protezioniste adottate dal governo americano rientrano nella top 5 delle preoccupazioni dei CFO italiani: il 47% le considera un rischio (+21 punti percentuali rispetto sei mesi fa). Il 25% dei CFO italiani (in linea con la media EMEA) si dichiara ottimista riguardo le prospettive finanziarie della propria azienda.
In Italia il 36% dei CFO crede che il numero di dipendenti della propria azienda aumenterà nel prossimo anno (vs il 25% dei CFO EMEA). La mancanza di personale qualificato preoccupa i CFO di 11 Paesi EMEA su 20.


I CFO dell'eurozona (35%) mostrano un livello di fiducia più elevato rispetto a quelli al di fuori della stessa (13%). In Spagna l'incertezza raggiunge il minimo storico dello 0% e il 20% dei CFO dichiara che sia un momento favorevole per assumere maggiori rischi.
"I CFO italiani guardano ancora con ragionevole fiducia al futuro, anche se il clima di entusiastico ottimismo dell'autunno 2017 sembra essersi ridimensionato, complice soprattutto l'incertezza legata al contesto politico attuale. Nonostante tutto, ad oggi sempre più CFO ritengono che questo sia il momento giusto per assumere maggiori rischi, incrementare la forza lavoro e investire", commenta Riccardo Raffo, partner Deloitte e CFO Program Leader per l'Italia.

Fiducia nei ricavi e nei margini

Nel complesso, il 63% dei CFO EMEA, e il 52% dei CFO italiani, prevede un aumento dei ricavi nei prossimi 12 mesi: 5 punti percentuali in più rispetto all'autunno 2017 ed il livello più alto raggiunto dal 2015.
Anche le aspettative in termini di margini si mantengono positive, con il 23% di CFO EMEA, ed il 40% dei CFO italiani, che prevede margini più elevati nei prossimi 12 mesi, sostanzialmente invariati rispetto all'autunno 2017.

Tuttavia, in un numero sempre più crescente di paesi, tra cui l'Italia, i CFO stanno iniziando ad avvertire la morsa sui margini, particolarmente nell'eurozona dove attualmente sono in pochi a prevedere un miglioramento ed anzi, si aspettano una riduzione degli stessi.
"Le evidenze della survey sono in linea con l'outlook pubblicato ad aprile 2018 dal Fondo Monetario Internazionale, che stima che la crescita economica delle economie avanzate si rafforzerà ulteriormente nel 2018 riflettendo, in particolare, gli effetti di spillover della politica fiscale espansionistica degli Stati Uniti. Le aspettative di crescita economica in Europa sembrano rimanere solide, nonostante sia andato esaurendosi l'entusiasmo di qualche mese fa. Continua però ad emergere la presenza di un'Europa a più velocità", dichiara Raffo.
In generale, i CFO dell'eurozona (35%) hanno mostrato un livello di fiducia più elevato rispetto a quelli al di fuori della stessa (13%). Nello specifico, il 79% dei CFO tedeschi guarda con particolare fiducia alla crescita dei ricavi, la percentuale più elevata tra tutti i paesi che partecipano all'indagine.

Le preoccupazioni prioritarie dei CFO

Il 55% CFO di 11 dei 20 Paesi che partecipano all'indagine ha rilevato che la carenza di manodopera qualificata rappresenta uno dei tre rischi più significativi per la propria impresa, rispetto al 37% dell'indagine di autunno 2017.



La percentuale di paesi in cui la carenza di personale qualificato si posiziona tra i cinque rischi principali è aumentata dal 2015, il che suggerisce probabili timori a lungo termine per le aziende, indipendentemente dalla fase raggiunta nel ciclo macroeconomico.
Mentre gli altri paesi europei sono preoccupati da tematiche di assunzioni, i maggiori rischi attesi in Italia per i prossimi mesi riguardano principalmente l'instabilità politica interna originata dalle ultime elezioni (59%, +13 punti percentuali dal Q3 17) e il timore di un crescente protezionismo dagli Stati Uniti (47%, +21 punti percentuali dal terzo trimestre 2017).
Ciononostante, anche in Italia il 36% dei CFO crede che il numero di dipendenti della propria azienda aumenterà nel prossimo anno (vs il 25% dei CFO EMEA).
"Anche nel nostro Paese quindi, come nel resto d'Europa, le aspettative di crescita economica sembrano rimanere piuttosto solide, nonostante sia andato esaurendosi l'entusiasmo dei mesi scorsi. Lo scenario complessivo, tuttavia, non è del tutto roseo: non va dimenticato, infatti, che, secondo le stime di crescita del Pil per il 2019 dello stesso FMI, l'Italia si colloca all'ultimo posto nell'eurozona, superata dalla Grecia" conclude Raffo.



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