La chimera della ripresa
Tanti ne parlano ma nessuno la vede veramente. O sarà solo nelle carte
Ministri e autorevoli rappresentanti dell’industria da qualche giorno parlano sempre più apertamente di ripresa.
E in questo sono sostenuti anche da vari esponenti del mondo finanziario.
Una ripresa che, qualora fosse veramente iniziata, in realtà è stata percepita da ben pochi.
I numeri dicono che in Europa a livello di produzione industriale la tendenza è di -2,1% per l’area euro e -1,7% per l’UE.
E il PIL 2013 è tra il territorio negativo o neutro.
La disoccupazione cresce ancora e attualmente è al 12,1%, mentre scendono anche l’occupazione e salgono coloro che hanno smesso di cercare lavoro.

Consumi e capacità di risparmio delle famiglie sono in trend negativo da tempo.
E poco importa se questi dati sono le medie europee che comprendono anche quelli positivi del cigno nero Germania (in attesa della riconferma di frau Merkel) e dei suoi anatroccoli del Nord.
Proprio questi ultimi sono quelli che probabilmente nel 2014 se la vedranno peggio di altri, con bolle immobilari speculative, alto debito privato e disoccupazione crescente.
Forse qualcuno da Atene chiederà all’Olanda di vendere il museo di Van Gogh? Mai dire mai.
La Francia non sta certo meglio di noi, e Hollande non vede l’ora di poter smaltire materiale bellico da rimpiazzare.
E anche l’ineffabile UK non se la passa certo bene, come dimostrano i suoi fondamentali, e la voglia di guerra di Cameron.
E certamente meglio non stanno gli Stati Uniti, che stanno fingendo di sfogliare la margherita “tapering-no tapering”, quando proprio due analisti della Fed hanno rivelato al mondo la nudità del sovrano, cioè l’inutilità pratica del quantitative easing.