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Ottobre2012

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Industria: durante la crisi calati i consumi energetici, ma l'efficienza non ne guadagna

Uno studio Cresv Bocconi e Accenture fotografa la situazione italiana. E propone un manifesto delle azioni da intraprendere per compiere passi decisi verso il risparmio di energia

Il consumo energetico del sistema industriale italiano è calato, in termini assoluti, dai 552 TWh del 2007 ai 473 TWh del 2010. Ma questa diminuzione maschera in realtà un calo della produzione industriale più che un effettivo miglioramento dell’efficienza energetica delle aziende, confermato anche dal parziale recupero dei consumi nel 2010 rispetto ai due anni precedenti. Sono dati e considerazioni che emergono da uno studio sul risparmio e sull’efficienza energetica del sistema industriale italiano redatto su dati del ministero dello Sviluppo economico dal Centro di ricerche su sostenibilità e valore della Bocconi (Cresv) in collaborazione con Accenture. 
Secondo la ricerca, se è vero che la situazione di partenza, quando nel 2007 è cominciata la crisi, mostrava una buona performance di efficienza energetica da parte dell’industria italiana, con un indice di intensità energetica (il rapporto tra consumo lordo di energia e pil) che poneva il nostro paese in linea con la media europea a 15 e in posizione migliore rispetto a paesi come Germania, Spagna e Francia, tuttavia, al 2010, tale situazione è rimasta invariata, a fronte del parziale miglioramento di altri paesi.

Insomma, sul fronte dell’efficienza, non sembrano essere stati compiuti significativi passi in avanti.
Oltretutto, il nostro paese sconta un parziale svantaggio competitivo che è legato alla composizione dei consumi, fortemente indirizzata (oltre il 70%) su gas naturale ed energia elettrica di derivazione estera, con le imprese italiane che, al 2009, pagavano al lordo delle imposte 16,77 centesimi di euro al KWh, contro un prezzo medio per l’Europa a 27 di 12,72 cent. Tutte evidenze che, sottolinea la ricerca, determinano la necessità di investire in modo deciso e rapido sul tema dell’efficienza energetica.
Un’esigenza che emerge, peraltro, anche dalla seconda parte dello studio, nella quale sono state analizzate le caratteristiche di 68 aziende certificate Emas. Da questa analisi empirica emerge come anche tra questo tipo di aziende, che rappresentano delle best practice e quindi possono evidenziare una maggiore efficienza, tuttavia i dati sul quadriennio 2007-2010 non mostrino nell’insieme miglioramenti evidenti.
“Tutto ciò impone la necessità di trasmettere un forte segnale alle imprese italiane”, spiega Francesco Perrini, direttore del Cresv Bocconi.

“Queste non devono guardare all’efficienza energetica come a un target da perseguire unicamente per aderire agli standard richiesti dal governo o da entità sopranazionali, bensì devono percepirla come una leva di sviluppo, uno strumento di creazione di valore”.
E per spronare tale sensibilizzazione, sia verso le imprese italiane che verso lo Stato, il gruppo di ricerca ha stilato un manifesto che suggerisce alcune azioni da intraprendere. Diciotto punti, che sottolineano tra l’altro la necessità di una detassazione delle imprese che implementino progetti di efficienza energetica, di un sistema di incentivi che non premi tanto le riduzioni assolute, ma quelle a parità di fatturato, e di una centralizzazione dei processi autorizzativi in seno a una sola autorità, semplificando i percorsi burocratici. O ancora, per incentivare gli investimenti in efficienza delle aziende, la proposta di aumentare la volumetria edificabile adibita ad attività produttive per le aziende che sviluppano programmi di efficienza energetica. Inoltre, proprio l’efficienza energetica necessita di un piano strategico nazionale.
“I temi della sostenibilità e del risparmio energetico, negli ultimi anni, sono passati da semplice dichiarazione d’intenti da parte delle aziende italiane a un must strategico per l\'intero sistema”, dichiara Mauro Marchiaro, responsabile resources di Accenture.


“Le recenti cronache e le prime evidenze che emergono dalla bozza del nuovo piano strategico energetico nazionale confermano come il tema sia prioritario per il paese. È necessario proseguire su questa strada e incentivare gli sforzi attuali, al fine di raggiungere gli ambiziosi obbiettivi del 2020 di 20 milioni totali di Tep (tonnellate equivalenti di petrolio) risparmiate”. Tali obiettivi di efficienza energetica “rappresentano oggi uno dei migliori investimenti per l’intero sistema economico nazionale, consentendo un risparmio annuo di più di 8 miliardi di euro nella nostra bilancia commerciale e di altri 5 miliardi di spesa sanitaria, nonché di diminuire in modo significativo la dipendenza da fonti energetiche da importazione”, conclude Marchiaro.
“È improcrastinabile”, aggiunge Perrini, “sensibilizzare governo e organismi politici verso una politica di incentivazione dell’efficienza energetica basata su fonti diverse da quelle fossili e mirata a favorire l’uso di fonti rinnovabili. Con questa ricerca si vuol trasmettere un messaggio di impellenza e improrogabilità in funzione dei vantaggi competitivi che si potrebbero ottenere già nel breve periodo.


Senza pensare agli impatti positivi sull’ambiente che una maggiore sensibilità all’efficienza energetica indurrebbe”.


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