Le aziende campione continuano ad attribuire la debole domanda alle scarse condizioni del mercato nazionale, visto che le esportazioni hanno mostrato a maggio segnali di stabilizzazione.
Gli ordini destinati al mercato estero sono rimasti generalmente invariati durante il mese con un ritorno alla crescita registrata in Spagna, Paesi Bassi e Austria; mentre il tasso di declino riportato dalla Germania è stato lieve.
Durante l’ultima indagine ha continuato a contrarsi la pressione sui prezzi, con una diminuzione media al tasso maggiore dal luglio 2009, e dovuta principalmente alla contrazione dei prezzi dei beni di base e delle materie prime.
Parte della riduzione rispecchia la minore pressione presso i fornitori che registrano il primo accorciamento dei tempi medi di consegna in otto mesi.
La Grecia è stata l’unica nazione che ha riportato a maggio un aumento dei costi di acquisto.
Allo stesso tempo, la combinazione dei minori costi di acquisto e la debole domanda, situazione questa che limita il potere nel fissare i prezzi, ha causato la riduzione maggiore dei prezzi di vendita in 40 mesi.
Tutte le nazioni coperte dall’indagine hanno segnalato prezzi di vendita minori.Per il sedicesimo mese consecutvo sono stati riportati tagli occupazionali presso il settore manifatturiero dell’eurozona.
Contrazioni sono stati registrate in tutte le nazioni monitorate, con i tassi maggiori riportati in Grecia, Francia e Austria.
Una forte riduzione è stata osservata in Spagna, anche se ciò rappresenta un forte rallentamento del tasso di declino se paragonato al mese precedente.
Rimangono contrastanti a maggio i livelli di fiducia circa l’attività futura, con il rapporto tra nuovi ordini e prodotti finiti, che tende ad anticipare la tendenza della produzione, che ha avuto un’impennata sino a raggiungere, ex aequo, il valore più alto degli ultimi due anni.
Ad ogni modo sono evidenti rischi sul futuro del settore manifatturiero in quanto le aziende rimangono caute circa le giacenze e i nuovi acquisti, provocando ulteriori contrazioni dell’attività di acquisto e delle giacenze sia delle materie prime che dei prodotti finiti.
Secondo Chris Williamson, Chief Economist presso Markit, “a maggio, nonostante l’economia manifatturiera dell’area euro abbia continuato a contrarsi, è riassicurante osservare come il tasso di declino registrato sia stato parecchio più lento.
Ad ogni modo il settore sembra ancora lontano da una stabilizzazione, e rimane quindi un freno per l’intera economia.
Malgrado l’indice PMI finale si sia attestato al di sopra della stima flash, l’indagine suggerisce come il PIL potrebbe diminuire dello 0.2% durante il secondo trimestre, estendendo quindi il periodo di recessione della regione al settimo trimestre consecutivo.
“I governanti - conclude Williamson - saranno tuttavia contenti di osservare che la contrazione non sta peggiorando, e che la BCE non avrà il bisogno immediato di attuare ulteriori misure durante l’incontro di giugno.
In particolare, le indagini hanno fornito buone notizie circa segnali di stabilizzazione in Germania, e una crescita guidata dalle esportazioni in Italia e Spagna.
In quest’ultima sembra che le riforme strutturali stanno stimolando la concorrenza.
La preoccupazione principale arriva dalla Francia dove la contrazione risulta a tassi superiori rispetto a quelli della Spagna e dell’Italia durante l’anno in corso.
La continua e netta diminuzione dei livelli occupazionali, e il maggiore crollo dei prezzi di vendita in tre anni e mezzo, fanno riflettere su come la regione stia facendo i conti sia con l’aumento record della disoccupazione che con le pressioni deflazionistiche in corso”.
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