Speranza non è strategia e l'AI lo sta dimostrando
Abbiamo visto che Google con Gemini 2.5 Flash for Images, il famoso Nano Banana, ha reso obsolete decine di startup di editing immagini in poche ore! Anzi, c'è chi si è spinto a dire che anche Photoshop è diventato inutile!
Non è un caso isolato: è la regola nell'era dell'AI. Costruire prodotti "sopra" tecnologie, testando mercati, pagando connessioni ai dati o elaborazioni (API), inglobando innovazioni parallele, cosa che significa spesso fare da cavia per chi poi arriva e ti copia, gratis.
Viviamo un'epoca in cui c'è un apporto di innovazione continua, anche non richiesta. Fermarsi significa arrendersi agli eventi. Muoversi migliora, qualche volta permette di anticipare, in altri casi si impara che quel percorso non va bene. Ma si migliora.
La velocità con cui il valore viene eroso oggi è senza precedenti, ma di questo mi pare di capire che non interessa a nessuno.
Sperare che i giganti non entrino nel proprio business non è una strategia.
È un errore.
Per sopravvivere servono principalmente, ma è una mia opinione, due componenti:
1. Un brand riconoscibile, non solo una funzione: se cambiare costa poco, chiunque lo farà. Farsi scegliere per chi si è, non solo per cosa si fa. Photoshop ha risposto a Nano Banana inserendolo nel proprio prodotto!.
2. Ascolto ossessivo e personalizzazione: trasformare ogni interazione in dati, e i dati in esperienze su misura. Così più si impara dai clienti, più si è capaci di rispondere ai loro bisogni e più si diventa insostituibili.
L'AI non uccide le startup. Uccide quelle fragili, costruite sulla sabbia della speranza. Chi vuole durare deve radicarsi nel valore reale, umano, irreplicabile, prima che sia troppo tardi.